giovedì 4 settembre 2014

Grande Guerra Trek – Un fiore per Massimino – Monte Zebio

L’idea di realizzare il Grande Guerra Trek o Grande Guerra Mtb, è nata quasi per caso più o meno un anno fa mentre si avvicinava il centenario dell’inizio della Grande Guerra.
La Grande Guerra, ai più, appare solo come una serie di episodi eroici di manipoli di alpini che abbarbicati su alte rocce combatterono valorosamente contro un nemico cattivissimo ed invasore.
A rafforzare questa idea, nelle nostre teste suonano solenni e commoventi tante belle canzoni di Bepi de Marzi.
Pochi sanno (perché a scuola in pochi e malvolentieri lo insegnano) che la Grande Guerra fu in realtà una guerra più disutile di tante altre, e che fu un massacro incredibile di tanti giovani operai e contadini da ambo le parti. Contadini e operai che non conoscevano gli interessi dei potenti che li costrinsero alla battaglia. La guerra fu vinta da chi riuscì a non finire i soldati….o meglio, la guerra fu persa da chi finì prima i soldati.
Generazioni intere falcidiate nelle trincee e sui monti…
Contadini strappati alle famiglie e ai loro campi e mandati a combattere un nemico che non gli aveva fatto nulla, un nemico che non conoscevano, un nemico che non volevano conoscere…un nemico che non voleva considerarli nemici e che stava bene a casa sua….perchè contadino anch’esso.
Tanto di cappello e di onori ai martiri irredentisti trentini e triestini, tanto di cappello e di onori a tutti quei ragazzi che animati ancora dallo spirito risorgimentale si offrirono volontari e andarono a morire davanti alla mitraglia sotto le bombe o le mine per l’unità d’ Italia.  

Massimino era un contadino…
Massimino era alto 1 metro e 50, occhi celesti, denti sani, sapeva leggere e scrivere…
Massimino era un ragazzo del ‘99, chiamato alle armi che non aveva ancora compiuto 18 anni, e morto sul Piave nella Battaglia del Solstizio nel giugno del ’18, aveva 19 anni.
Morì all’ospedale di Mestre dopo una decina di giorni di agonia per ferite gravi all’addome e nel resto del corpo (probabilmente schegge di granata).
Facciamo un paio di passi indietro nel tempo…un anno e mezzo fa…circa…
Mia moglie andava spesso a camminare dalle parti del castello di Tabiano con una sua amica.
La sua amica che aveva avuto delle serie problematiche di salute si stancava abbastanza presto e ogni tanto era costretta a riposare. Un giorno, per scherzo, Flora invitò l’amica a riposare sedendo su un pilastrino davanti al monumento ai caduti della Grande Guerra….”così vi fate compagnia”…
Così, leggendo i nomi dei caduti, mise l’occhio sul nome di Massimino.
“Ma Massimino era il nome di mio zio e il cognome è lo stesso….ma mio zio era un partigiano e non è morto nella Grande Guerra….”  Disse Flora all’amica….
La sera Flora interpellò il padre il quale si ricordava che una sua zia aveva una foto di un ragazzo sulla credenza in salotto…come si usava spesso in campagna….ma niente di più.
Flora andò a rompere le scatole all’archivista in comune, e trovarono che effettivamente il Massimino in questione era un parente stretto della nonna paterna e che era morto all’ospedale di Mestre.
Partì allora, una ricerca spasmodica di informazioni.
Si telefonò a Mestre e al ministero della difesa, e si scoprì che esiste un dipartimento ed un sito apposito per le onoranze ai caduti di tutte le guerre.
Date tutte le info necessarie si aspettarono notizie.
Si pensava ci volesse un sacco di tempo….invece….nel giro di pochissimo arrivarono tutte le info necessarie complete di solenne ringraziamento al caduto da parte di un Generale.
Davvero commovente.
E’ stato un momento di grande emozione, anche per me.
Massimino, contadino di Tabiano, ferito sul Piave nella Battaglia del Solstizio, e morto per gravi ferite all’ospedale di Mestre è sepolto nel sacrario militare di Asiago….insieme ad altri 50.000 e oltre commilitoni.
Nessuno sapeva che era sepolto la, nessuno, in 95 anni, era mai stato ad Asiago a portare un fiore.
Si organizzò subito il viaggio….
Con un viaggio solo avremmo messo insieme tante cose:
il fiore per Massimino
una preghiera per Mario Rigoni Stern (che è sepolto ad Asiago…cantore della ritirata di Russia)
l’inizio del Grande Guerra Trek (visita alle Trincee austriache del M.te Zebio)
Compleanno di Flora
Mercatini di Natale
WE in Hotel di lusso, con sauna, ppiscina e idromassaggio, a prezzi convenienti.
In compagnia di Anna Flavio e Vicky Flora ed io siamo partiti alla volta di Asiago.
Asiago e tutto l’altopiano vivono in un posto bellissimo: l’altopiano di Asiago…
Pensare che li si sono ammazzati a migliaia, a decine di migliaia fa veramente effetto, e fa ancora più effetto  pensare che gli abitanti sfollarono sotto le cannonate austriache e che tutta la zona era distrutta (vedere le foto dell’epoca) .... veramente da brividi.
Dopo un panino veramente buono al locale mercatino di Natale ci dirigiamo verso il sacrario…che ovviamente troviamo in un attimo. Però il sacrario apre le porte un po’ più tardi….
Nell’attesa andiamo a trovare Mario.
Mario Rigoni Stern è sepolto qui, nel cimitero del suo paese, nel suo altopiano, Qui riposa il “sergente” .
In tema di guerre terribili, come non pensare ai 100.000 alpini durante la terribile ritirata di Russia, la sacca sul Don, Nikolajewka….
Non siamo fuori tema….la guerra è terribile sempre, e anche allora tanti contadini, montanari, furono mandati contro un inutile massacro in nome di cosa?
Se nella Grande Guerra ci poteva essere l’ideale riunione di Trento e Trieste all’Italia…li cosa c’era…morte, sofferenza, disperazione…niente altro.
Davanti a quel sepolcro in terra un attimo di commozione ed una preghiera.
Poi ci avviamo al Sacrario.
Compriamo in una bottega un vasetto di erica da portare a Massimino.

Entriamo scaglionati, non possiamo portare il nostro cagnino dentro all’area sacra.
C’è pochissima gente, il momento è davvero emozionante….
Ci accoglie un piccolo museo a cui diamo una occhiata frettolosa, ci sconvolgono le lettere dei soldati….piene di amore, dolore, coscienza del destino che li attende.
Poi cominciamo a cercare Massimino….
Di cognome  Porta.
Il sacrario è diviso in ali che partono da un punto centrale dove c’è l’altare.
Cerchiamo di capire da che parte iniziare…
Siamo intimoriti e sbigottiti. Tante piccole lapidi tutte uguali con su dei nomi in ordine alfabetico.
Dal ministero ci hanno dato le coordinate….per dire quanti sono….
Seguendo le indicazioni ben presto troviamo l’ala dedicata alla P….
Non finivamo più di leggere…di vedere…ma quanti ragazzi ci sono….
La pelle d’oca nasce spontanea e non dal freddo.
Arriviamo alla PO….facciamo passare ancora tantissimi nomi….POR…ancora tanti e tanti ragazzi…di qualcuno leggiamo date di nascita e morte…
Giovani, tutti terribilmente giovani, tutti terribilmente uomini…tutti morti…
Finalmente eccolo li Massimino….
Li nel mezzo….
Una emozione grandissima. Siamo i primi dopo 95 a venirlo a trovare….
Ciao Massimino, e recitiamo una sommessa ma sentita preghiera.
Flora gli canta una Ave Maria….
Non c’è posto per il fiore….ma glielo facciam vedere….
Il momento è davvero importante, l’emozione alle stelle, qualche lacrima scende spontanea…per lui ma anche per tutti gli altri ragazzi li con lui…
Usciamo….
Depositiamo il fiore all’altare, ce ne sono altri….
Nell’uscire notiamo le tombe comuni, che portano i resti di migliaia e migliaia di ragazzi, Italiani, Austriaci….sempre ragazzi sono…stati…
Usciamo a respirare nell’aria tersa di questa giornata invernale fredda e limpida….
Prendiamo la Vicky e facciamo entrare Flavio e  Anna.
Anche loro si trattengono poco ed escono visibilmente commossi….
Fortunatamente l’albergo dove siamo alloggiati offre momenti distensivi….e ci distendiamo, grazie a Dio…
…ma anche i soldati di allora avevano periodi di calma di fuoco e tentavano di vivere una “vita normale” bastava solamente evitare di esporsi al “cecchino”…
Il nostro albergo è situato in quel di Gallio….
Gallio, ora che ci penso è il comune dell’altipiano dove si sono svolti i fatti d'arme, di vita e di morte raccontati da Emilio Lussu nel libro “ un anno sull’altipiano”.
A leggerlo mi viene ancora la pelle d’oca…e una gran rabbia…
Mi ha stupito la calma rassegnazione e tranquillità con cui quei ragazzi affrontavano le assurdità della guerra di trincea, gli assurdi comandi di ufficiali incapaci e boriosi….
Mi raccontava un collega di lavoro che il suo nonno…o forse bisnonno…(non ha importanza), quando era in trincea doveva fumare il sigaro a rovescio (con le bracia in bocca) per non farsi beccare dal cecchino, e poco prima di andare all’assalto, passavano con il cordiale….diceva che dopo si sentivano dei leoni e non avevano più paura di nulla….e via davanti alla mitraglia…
Chissà cosa c’era in quel cordiale!!!
Raccogliamo qualche info sulle zone di guerra raggiungibili velocemente…non abbiamo molto tempo…
Impariamo che proprio sopra Gallio c’è il monte Zebio, teatro di feroci combattimenti, e proprio sotto questa montagna c’erano le batterie d’artiglieria di Carlo Emilio Gadda…il grande scrittore, ingegnere del 900 italiano.
Andiamo quindi a buttare un occhio sul monte Zebio.
Percorriamo un bel pezzo di strada con la macchina. Poi le condizioni del fondo consigliano il parcheggio del mezzo e la prosecuzione della visita a piedi. Faticando a stare in piedi sul ghiaccio che ricopre la carraia avanziamo chiacchierando.
Non sono chiacchiere liete, una strana malinconia circonda il luogo che nonostante la mattinata luminosa rimane un po’ così…con quell’aria di grande stanchezza che hanno i vecchi quando pensano agli anni passati.
Una targa marmorea testimonia che stiamo entrando nel vivo della zona di guerra.
Un bel tratto in piano, ricco di neve ci offre  riflessi di luce straordinari.
La brina della notte ha depositato sulla neve dura uno strato di grossi cristalli di ghiaccio che ora brillano di vari arcobaleni sotto la luce radente del sole del mattino.
Uscendo dal bosco ci appare una costruzione...un rifugio..

e attorno ad essa si vedono bene i resti delle trincee austriache mai conquistate dai nostri. Iniziamo ad aggirarci fra i ruderi con circospezione, cominciando dalle cose più evidenti.
Salgo su un cocuzzolo e mi guardo attorno…è tutto pieno di trincee, più o meno evidenti, più o meno ripristinate. Le percorriamo un po’ a caso cercando di rubare con occhi e macchina fotografica le cose più evidenti, targhe, gallerie, postazioni di mitraglia.
Una strada conduce più in la…la in fondo si vede una croce.
Un’asta da bandiera…vorremmo arrivare fin la, ma il tempo stringe davvero,  il sole ripiega rapidamente i suoi raggi e tende ad andare mestamente al riposo. Con l’intento di ritornare con più calma e più tempo abbandoniamo i luoghi dove fu sterminata la Brigata Sassari (dove militava Emilio Lussu) e rientriamo alla macchina e ad Asiago.
Facciamo un ultimo giro al mercatino di Natale…un pensiero a Massimino, là, in compagnia di altri 50.000 ragazzi come lui….

Torneremo a trovarti giovanotto….stanne certo….

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