giovedì 4 settembre 2014

Grande Guerra Trek – Sentiero dei Kaiserjager, gallerie del Lagazuoi, cengia Martini

Quante volte ho già percorso questo itinerario?
Devo mettermi a contare seriamente per dare il numero esatto. La prima volta che percorsi il sentiero dei Kaiserjager…non esisteva ancora (almeno ufficialmente) e quando arrivammo su…aiutammo a piantare il paletto col cartello indicatore.
Non ricordo l’anno, ma ricordo che ero con Efisio, Elena, Pino e Rita.
Da allora praticamente tutti gli anni, per un motivo o per l’altro, torno per percorrere questo stupendo percorso. Lunghezza e dislivello non sono impegnativi, il percorso richiede solo passo fermo e poca paura dell’esposizione. Ogni anno trovo sempre più gente che percorre questa via, e mi piace che vadano a curiosare fra le trincee ricostruite e dentro le gallerie liberate dai detriti.

Chissà se tutte queste persone si rendono conto del significato e della funzione di questi passaggi fiancheggiati da muretti in sasso, di questi buchi nella montagna dentro cui intrufolarsi.
Penso che per noi, gente che vive nel 21° secolo, sia difficile capire tutto questo.
Nell’epoca della televisione e della telematica, dove satelliti ci guardano dall’altro, dove in un attimo possiamo collegarci a tutto il  mondo, penso che sia davvero difficile riuscire a comprendere la difficoltà di sopravvivere in quelle condizioni, fra una cannonata e una mina, fra un tiro di mitraglia, e un colpo di un cecchino, accampati in grotte umide gocciolanti acqua tutto l’anno, sepolti da metri e metri di neve con temperature siderali. Noi che diventiamo matti quando il meteo ci predice un -5°C in gennaio ….noi che stramalediciamo l’ambulanza o la guardia medica se arriva qualche minuto in ritardo…qui che i feriti li avvolgevano in sacchi e li calavano a braccia dalla cima della montagna…quando si poteva (col brutto tempo, di notte ecc..)
Questa volta percorriamo il tracciato con gli amici Silvia e Marco…non sono mai stati a camminare da queste parti…e l’occasione ci è parsa ghiotta per rifare per l’ennesima volta questo bel giro.
Per coerenza storica iniziamo l’escursione dal passo di Valparola nei pressi del forte Intra i Sass.
Il forte era una costruzione austriaca appena dietro le prime linee che facevano capo al Trincerone VonBank.
Dobbiamo percorrere il sentiero dei Kaiserjager….e partiamo dalle linee austriache…
Inizialmente si sale lentamente e si passa accanto a grandi massi rocciosi che allora vennero utilizzati come appoggio per la costruzione di ripari e baraccamenti. Lo spessore della roccia costituiva un riparo davvero solido.
Alcune associazioni di alpini in congedo stanno man mano ripulendo e ripristinando le trincee e il percorrere questi camminamenti mette un po’ di pelle d’oca.
Il sentiero inizia ad inerpicarsi in modo deciso. Ci alziamo di quota e lo sguardo ora spazia più in largo.
Al nostro fianco, di la dalla strada si erge il Sasso di Stria.
Flora racconta agli amici la storia del tenete Fusetti, del ten Braschi e della loro sfortunata sortita alla conquista di quella vetta. Più in la Piz Gallina, Averau, Nuvolau, sono bellissimi nel loro stagliarsi contro il cielo. Più in la le scure, enormi sagome del Pelmo, dell’Antelao, del  Cristallo….Panorama stupendo!
Ma se penso di essere un kaiserjager che sta andando in postazione per contrastare quei “rompiscatole” di italiani che risiedono stabilmente sulla Cengia Martini…comincio a preoccuparmi un po’ del fatto che di qui si vedano così bene Averau, Nuvolau, e Piz Gallina…
Eh si…la ci sono gli italiani con le loro artiglierie e mitraglie….le fotoelettriche  illuminano a giorno le postazioni e non le illuminano per niente….un po’ spiano i movimenti nostri…ma soprattutto fanno i calcoli per cannoneggiare le nostre postazioni….Grandi boati segnano la cannonata in partenza…ci si butta a terra nella trincea o ci si ripara in grotta e si attende il fischio della granata, e lo scoppio…. E così tutto il giorno e tutta la notte….
E d’inverno la neve…quanta neve!! Oltre all’italiano che spara c’è anche la neve…c’è un freddo becco! I turni di guarrdia sono terribili, le armi rischiano di incepparsi per la temperatura, i nostri indumenti….sono quel che sono….E’ vero che siamo forti ed abituati e temprati, ma il freddo è freddo…e basta..
E poi con tanta neve scendono valanghe…su questo sentiero siamo esposti alle valanghe. Ogni tanto parte una slavina e si porta via qualcosa, o qualcuno…più d’uno, più di qualcosa.
Allora via di badile, per  cercare di salvare qualche compagno o recuperare una postazione importante….
Saliamo rapidamente sul sentiero chiacchierando del più e del meno, e in breve arriviamo al tratto attrezzato prima e dopo il ponte sospeso. Il tratto attrezzato è molto semplice e non abbiamo portato con noi materiale da arrampicata o da ferrata, solo Flora ha portato il caschetto…

Davanti a noi fanno da tappo quattro o cinque individui  con abbigliamento militare. O almeno così sembra. Sono equipaggiati di casco, imbrago set da ferrata, ma sono orrendamente impacciati.
Se questi sono soldati nostri….siamo fritti…

Guardandoli bene, sulle divise fa bella mostra la scritta “volontario”…
Guardandoli bene…le divise sono fra loro diseguali….qualcuno ha l’orecchino…hanno zaini inadeguati per la montagna e ai piedi portano gli anfibi…c’è decisamente qualcosa che non quadra…
Li intervistiamo e ci spiegano che fanno da appoggio volontario a carabinieri, polizia, protezione civile, soccorso alpino, vigili del fuoco….
Mah! Sarà anche vero…ma dalla goffaggine…
Alla prima occasione (si piantano in una piccola galleria) li superiamo e ricominciamo a salire con una marcia adeguata. Andiamo su piano, ma costanti chiacchierando e considerando.

Dopo un tratto sporco (da pietre cadute) e ripido che ci fa ansare un po’, ci volgiamo verso valle e ci rendiamo conto che il nostro sguardo abbraccia un ampio tratto del fronte di guerra dolomitico. Dalla Val Travenazes, appena sotto le Tofane, al Castelletto, Averau , sasso di Stria, Sief Col di Lana, Marmolada….un bel colpo d’occhio, ma penso al Kaiserjager che sale….ma che confusione di fumo e rumore avrà sentito? Colpi di cannone e fucileria continui, ora qui ora la….
Siamo vicini alla fine del sentiero. La pendenza cala e riusciamo a camminare e chiacchierare più agevolmente.

Le postazioni di guerra sono più in basso, quassù non troviamo traccia di guerra.
Bene, per un momento smetto i panni immaginari del Kaiserjager e torno ad essere un normale escursionista che chiacchiera con gli amici di montagna, di mtb…del più e del meno.
Mi sento più leggero senza il fardello dell’immaginario soldato che sale in vetta al Lagazuoi piccolo a portare il suo apporto alla guerra.
Sulla cima del Lagazuoi il solito brulichio di turisti che arrivano dal vicino rifugio raggiunto per l’occasione con la comoda funivia. Questa cagnara rompe parecchio il fascino e il momento magico.

Ci togliamo dalla confusione e dietro un grosso sasso, riparati dal vento ci sediamo a mangiare qualcosa. Poi anche noi ci concediamo un attimo di comode comodità ed entriamo in rifugio per un piacevole momento caffè.
Il nostro amico Marco, con qualche problemino alla schiena deve abbandonare la compagnia e scendere in funivia. Ci dispiace di non averlo con noi per la discesa nelle gallerie e la successiva uscita sulla sottile Cengia Martini.
In compagnia di Silvia iniziamo la discesa verso la cengia Martini.
Per qualche minuto vesto ancora i panni del Kaiserjager mentre ci muoviamo nelle trincee adiacenti all’uscita della galleria di mina dell’anticima.
Da là gli italiani tentavano infatti di venire a conquistare l’importante vetta che sovrasta il passo Falzarego e di Valparola e che avrebbe dato loro accesso alla Val Badia…
Pochi metri dividevano le due postazioni…
Ora devo varcare il confine….
Prima di accendere la pila frontale e infilarmi nelle gallerie, mi cambio divisa e divento un soldato/minatore del regio esercito italiano.
Per qualche minuto rimango al buio, la vista deve adeguarsi alle mutate condizioni di luminosità.

Anche la temperatura cambia parecchio. L’umidità la fa da padrone, e gocce d’acqua cadono incessantemente lungo il percorso. Gli alti scalini che contraddistinguono la discesa sono viscidi e per fortuna un cavo a mo di corrimano ci consente di scendere con discreta sicurezza e agilità.

Il lavoro di soldato/minatore è durissimo. In questo antro piuttosto angusto ed inospitale dobbiamo lavorare di martello pneumatico. Rumore e polvere rendono il lavoro davvero pesante…ma sempre meglio di star fuori a beccar pallottole o cannonate. Ma intanto che noi scaviamo per far saltare l’austriaco…l’austriaco sta scavando per farci saltare in aria. Una durissima gara contro il tempo…
I nostri tecnici ascoltano costantemente il lavoro del nemico cercando di capire cosa sta facendo e dove si dirige il suo scavo, in più deve calcolare esattamente la direzione di scavo che dobbiamo tenere noi. Durante la notte o nei momenti di nebbia e brutto tempo dobbiamo essere svelti ad gettare fuori dalle gallerie i materiali di scavo….
Scendiamo progressivamente di livello ed incontriamo le “sale” dove erano parcheggiati i compressori che rifornivano d’aria i martelli pneumatici, poi andiamo a vedere una galleria di mina “incompiuta” c’è la cisterna di raccolta acqua, e infine il ricovero per operai e soldati. E’ davvero un piccolo tugurio….

Ma ci si sta, la temperatura non è mai troppo fredda, non è come la fuori in inverno che ci sono 40°C sotto zero…qui c’è solo questa costante grande umidità che ti entra nelle ossa e non ne vuol più uscire….ma in compagnia con qualche bicchiere di vino e l’effetto “stalla” della compagnia riunita si riesce a vivere…
E alla fine le gallerie finiscono. Piuttosto emozionati usciamo dal buio e dall’umidità e tiriamo un bel sospiro di sollievo nel sentire il tepore dell’aria pomeridiana che ci riscalda . Ora andremo a “visitare” la Cengia Martini… devo cambiarmi d’abito nuovamente. Il vestito è sempre grigioverde Italiano ma questa volta devo mettere il cappello alpino del Val Chisone. Qui comanda il capitano Ettore Martini…Qui si sono arroccati gli alpini e agli austriaci non riesce di sloggiare questo manipolo di soldati. Gli austriaci li hanno fuori tiro, viceversa, da qui, gli alpini riescono costantemente a pungere il nemico. A nulla valgono i tentativi di far saltare la cengia con le mine, a nulla valgono i barili esplosivi fatti cadere dalla cima…

Come abbiano fatto a vivere li per 2 anni e mezzo quasi 200 uomini, è veramente duro da capire. Spazi strettissimi e angusti, sempre a strapiombo nel vuoto. Pochi ricoveri e pochi rifornimenti.

Comunicazioni con il resto delle truppe avvenivano solo con stratagemmi vari….i cavi telefonici erano costantemente interrotti dal fuoco nemico, o dalle valanghe o cadute di sassi.
Non parliamo del trasporto feriti….a braccia lungo questa esile cengia e poi caricati su una teleferica da brivido…
Riflettendo su questo, camminiamo ripercorrendo i gradini,  visitando baracche, guardando il vuoto sotto di noi.
Alla fine della cengia un cancello sbarra la strada all’escursionista. Probabilmente di la c’è pericolo…una volta di la dallo spigolo del monte, c’era il Kaiserjager che combatteva. Sporgersi al di la dello spigolo voleva dire poter sparare al nemico o…farsi sparare…
Su un lavatoio la scritta ricordo di un battaglione di alpini….

Ora rientriamo verso il passo Falzarego, Marco ci aspetta in parcheggio.
Usciamo dalla cengia Martini e scendiamo verso valle. Ancora per un po’ percorriamo terreni di guerra ricchi di “segni del tempo”. Due casematte diroccate segnano il confine tra il “ricordo” e l’attuale civiltà tecnologica votata al consumo…
D’improvviso tutto cambia, spariscono la divisa grigioverde e il cappello da alpino e mi ritrovo con i consueti abiti da escursionista. Mi sento davvero più leggero, anche se il cappello da alpino, una volta vestito…non lo togli più….



1 commento:

  1. Salve, il mio gruppo di montagna ha in programma il sentiero descritto, ma io non ho set da ferrata... ho visto che si può percorrerlo senza, me lo conferma? Amo la montagna, faccio lunghe escursioni, ho esperienza anche di sentieri EE con cane al seguito e senza... complimenti per le belle cose che riesce a fare nella vita, io non sono altrettanto brava a riempirla di gioie ed emozioni...

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