martedì 19 settembre 2017

Grande Guerra Mtb: Monte Fior (sulle tracce della Brigata Sassari)

L'Altipiano è quello di Asiago, l'anno dal Giugno 1916 al Luglio 1917. Un periodo di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di "ozio e sangue", di "fango e cognac".
A seguito della Strafexpedition la Brigata Sassari venne rapidamente spostata dall'Isonzo all'altopiano di Asiago e il 5 Giugno sul monte Fior si scontrò con i determinati bosno-erzegovesi, forza di assalto della 6° Divisione AU. E fu epica battaglia tra i bosniaci e i sardi della Sassari e gli alpini dei battaglioni alpini Morbegno, Val Maira, Argentera e Monviso. Assalti e controattacchi, durarono 3 giorni. Poi dopo un periodo di apparente calma gli AU (nella notte tra il 24 e il 25 giugno) si ritirarono su posizioni più facili a difendere.
Dopo aver letto il bel libro di Lussu, decidiamo di salire sui citati monti Spil e Fior. Abbiamo scaricato un tracciato gpx e partendo da Gallio (dove siamo accampati col nostro fedele camperone) cominciamo a pedalare alla volta del monte Fior.
Percorriamo lungamente la strada per Enego o la costeggiamo per belle stradine secondarie. Qualche carraia ci permette di uscire dall'asfalto.
Lasciamo la strada per Enego e seguiamo una tranquilla asfaltata verso Malga Fratta. Alla Malga lasciamo definitivamente l'asfalto e cominciamo a salire per una bella militare.


 Le previsioni meteo non erano splendide, ma rischiamo cmq e saliamo mentre curiosi nuvoloni vanno e vengono, l'aria è calda e umida, ma il sole qua e là buca la nebbia e ci rischiara la via dandoci fiducia.
Ben presto incontriamo tracce e ricordi della GG.
Una croce con lapidi ricordo di caduti ... e ci fermiamo... Fotografiamo, non per curiosità, ma per raccogliere testimonianze....

Progrediamo lungo la bella militare alla volta di Malga Lora.  Una indicazione attrae la nostra attenzione. Parla di un monumento a fanti deceduti durante la difesa di una quota importante. Decidiamo di andare a vedere. Percorriamo un bel sentierino. Il monumento è nascosto nel bosco, e lo troviamo all'improvviso prestando parecchia attenzione, non vorremmo abbassarci troppo e dover risalire duramente (il nostro itinerario è già abbastanza tosto così come è).


Purtroppo non ci sono altre spiegazioni....lasciamo una preghiera per questi ragazzi e ritorniamo sulla militare principale e ci dirigiamo verso malga Lora dove arriviamo poco dopo.



Poco sopra Malga Lora incontriamo la lapide che ricorda le gesta della Brigata Sassari.


Malga Lora è sotto ai monti Spil, Fior e Castelgomberto. Qui si consumarono i furiosi combattimenti citati da Lussu. 
Ripercorriamo i giorni della Sassari:
"Gli austriaci, fermatisi davanti allo sbocco della Val Frenzela, avevano concentrate tutte le forze su monte Fior. Questo era difeso da gruppi di battaglioni alpini:il battaglione Val Maira, il battaglione dei Sette Comuni, il battaglione Bassano e alcuni altri di cui ho dimenticato i nomi. Erano tutti battaglioni regionali, reclutati nell'Alto Veneto. Essi combattevano attorno alle loro case........ Anche il I° e il II° battaglione del nostro reggimento vi erano stati mandati d'urgenza...... La tortuosa mulattiera finiva a Malga Lora, piccola conca spoglia d'alberi e ricca d'erba, aperta sotto le vette di Monte Fior..... La testa del battaglione vi arrivò alle prime luci del'alba, quando una colonna di feriti, curati nella Malga e trasportati in barella incominciò la discesa..... D' improvviso le raffiche di 2 mitragliatrici, dall'alto,  si abbatterono su di noi. .... Dopo la prima sorpresa, non tardammo a constatare che il nemico dominava lo sbocco della Malga.... -Prenda due portaordini,-mi disse il Maggiore- vada nella Malga e si informi di ciò che è avvenuto nella notte. Dica al comando degli alpini che noi siamo arrivati e che attendiamo ordini-......Con i due portaordini, di corsa, traversai il terreno che le mitragliatrici spazzavano e, in pochi minuti, mi trovai al coperto. Il comando dei gruppi alpini si vedeva, in fondo alla Malga, addossato al pendio. ..... Io mi presentai (all'ufficiale comandante) . Egli aveva l'elmetto in testa, e non si distinguevano i gradi; ma nel darmi la mano, mostrò i galloni della giubba. Era un colonnello....
Disse - Noi siamo malmessi e non abbiamo forze sufficienti per resistere. Non abbiamo artiglieria, tranne quella di forte Lisser, a 10 km, che mi ha ucciso un ufficiale e qualche soldato. Non abbiamo mitragliatrici. L'artiglieria nemica ce le ha messe tutte fuori uso. 
- Questa notte, siamo stati attaccati nella selletta da forze superiori. Tutta una compagnia è stata distrutta. Una compagnia del suo reggimento: la 4°. Non si è salvato nessun ufficiale. Aveva rimpiazzato uno dei miei battaglioni che è stato distrutto ieri, nel pomeriggio.....
- Dica al suo comandante che lei mi ha trovato qui, che lei ha trovato il colonnello Stringari, comandante dei gruppi alpini, deciso a morire. E gli dica che qui, noi, dobbiamo morire tutti. Tutti dobbiamo morire. E' il nostro dovere- ....
Ridiscesi di corsa e e riferii al maggiore. Quando gli dissi che dovevamo morire tutti , il maggiore ruppe in bestemmie (era toscano) . 
- Morire tutti? Incominci col morire lui. Affare suo. incominci lui. Faccia pure. Per noi, il problema è vivere, non morire. Ché, se moriamo tutti, gli austriaci scendono a Bassano fumando la pipa-.
Con queste parole nella mente lasciamo Malga Lora e pedaliamo lungo la bella militare verso la selletta che porta a monte Spill. La nebbia che va e viene ci trasporta indietro nel tempo. Ci sembra di sentire spari e cannonate, il gracchiare delle mitragliatrici Schwarzlose fa sentire il ritmico rumore ...
Viviamo una esperienza davvero strana. Sono scettico su questi trasporti, sarà autosuggestione...ma davvero ci sentiamo in un'altra dimensione. 

Ed eccoci alla sella di Monte Spill. 
Lussu ci racconta ancora i movimenti del suo battaglione.
" ...Il colonnello ordinava che il battaglione sospendesse l'azione alla selletta e, il più celermente possibile, prendesse posizione a monte Spill, di fronte a monte Fior" 
Leggendo il libro pensavo a chissà quale movimento di truppe, a chissà che distanze da coprire sotto il fuoco nemico....
Prosegue ancora il racconto di Lussu (tra le altre cose lungo la via sono presenti piccole bacheche con brani tratti dal libro).
"...era una operazione del tutto differente, perché la selletta era a destra di Malga Lora, mentre il monte Spill a sinistra.....Il battaglione scalava monte Spill, con fatica. Il terreno era difficile e coperto di cespugli. Un plotone della 9°, con il tenente Santini, marciava in esplorazione. Una pattuglia nemica, con mitragliatrice, cadde nelle sue mani. Noi non potemmo stabilire da dove fosse potuta passare, perché, di fronte a noi,  le nostre linee resistevano ancora. Probabilmente una pattuglia di un altro settore, sperduta. .... verso le cinque del pomeriggio arrivammo a monte Spill. Monte Fior resisteva ancora."
Letta così uno si aspetta chissà che cosa...anch'io mi aspettavo uno scenario ampio dove i battaglioni si spostassero con ampie manovre.... Arrivati li, è vero che noi si era in mtb e soprattutto non ci sparavano addosso, ma da Malga Lora alla sella di monte Spill ci saranno 500m..e da li alla cima del monte...veramente pochi metri. Monte Spill è veramente una gobba insignificante, davvero difficile da distinguere da monte Fior, poco più in là. Restano visibili le cicatrici di allora. Le trincee disegnano tetri zig-zag sul monte.


Il terreno ora è più facile, senza cespugli.... in pochi minuti si può salire direttamente da Malga Lora alla vetta....Viene difficile capire come una pattuglia si potesse essere persa e come un battaglione potesse impiegare tanto tempo a spostarsi di pochi metri...Bisogna fare mente locale e pensare al muoversi di tanti soldati, sotto il fuoco nemico, cannonate, e per di più senza conoscere il terreno...
Prosegue il racconto di Lussu.
"...Poco prima di mezzanotte il battaglione ricevette l'ordine di portarsi, al completo in prima linea su monte Fior, con tutte e quattro le compagnie, gli zappatori e la sezione mitragliatrici. Prendemmo posizione al buio, un pò alla rinfusa, occupando lo spazio che l'altra truppa, spostandosi a destra, ci aveva ceduto. Passammo tutta la notte scavando"
Anche noi da monte Spill ci trasferiamo su monte Fior...
Una salita dolce su un bel pendio erboso. Alla nostra destra e alla nostra sinistra si vedono bene le trincee scavate allora. In breve siamo in vetta.

In vetta c'è parecchia gente. Fortunatamente sono turisti della domenica come noi. Non sono armati e ci tolgono dalla trance storica. In vetta ci sono alcune bacheche esplicative.
Qualche ragazzino fa merenda e urla giocando con gli amici.
Ben altra situazione 100 anni fa.... meglio così. Dalla cima si vede il vicinissimo monte Castelgomberto e la sottostante Malga Lora.
In vetta si vedono bene le trincee e i ripari scavati dalla Sassari



....che ancora racconta:
"...la situazione era difficile, e ce ne accorgemmo all'alba, quando gli austriaci aprirono il fuoco.
Nell'ordine che c'era stato comunicato, era scritto:<< Bisogna rimanere aggrappati al terreno, con le unghie e con i denti>>. La frase, d'odore letterario, rendeva peraltro con sufficiente approssimazione la posizione di ciascuno di noi. Le trincee erano infatti improvvisate, sul terreno nudo, senza scavi profondi, senza sacchetti a terra, senza parapetti. .... Stavamo stesi ventre a terra, la testa appena riparata da qualche sasso e da zolle. Ad ogni raffica di mitragliatrice, ad ogni sibilo di granata, istintivamente, noi facevamo ancora uno sforzo per occupare meno spazio e offrire meno vulnerabilità, schiacciandoci sempre più sul terreno, appiattiti fino alla linea del suolo. Il bombardamento dell'artiglieria era fatto, oltre che da tutti i pezzi da campagna appostati nella conca d'Asiago, dai grossi calibri. Per la prima volta, i 305 e i 420 entravano in azione sull'Altipiano. Questi ultimi, noi non li conoscevamo ancora. La traiettoria produceva un rumore speciale, un boato gigantesco, che s'interrompeva, di tanto in tanto, per riprendere, sempre più crescente, fino all'esplosione finale. Trombe di terra, sassi, e frantumi di corpi si elevavano altissimi, e ricadevano lontani...Nello scavo prodotto poteva prendere posto un plotone ammassato....Rari colpi toccavano la prima linea. La gran parte si rovesciava alle nostre spalle, verso i due grandi avvallamenti laterali e attorno a monte Spill ( l'artiglieria austriaca non sbagliava l'obiettivo. Di proposito colpiva la seconda linea in modo che la prima linea non avesse modo di ritirarsi e dalle retrovie non giungessero rinforzi per eventuali contrattacchi. Prima di un assalto si colpiva la prima linea e poi si allungava il tiro per colpire le retrovie e si tirava specialmente sulle batterie di artiglierie nemiche) Tutto il terreno tremava sotto i nostri piedi. Un terremoto sconvolgeva la montagna."

Ora su questa cima, di per sé insignificante, scivola la nebbia, ragazzini che chiacchierano, gente che fa merenda. Noi con le nostre mtb ci guardiamo attorno fra lo stupito e il deluso. La lettura del libro di Lussu ci aveva fatto pensare ad un monte grande, con pareti inaccessibili.... ora solo prati, erba....mucche...tranquille mucche che pascolano....e la nebbia che va e viene, trasportandoci a tratti indietro nel tempo....e ci pare di sentire arrivare una granata da 305....mannooo è solo il rombo di un jet, un modernissimo jet....
Lasciamo monte Fior e torniamo verso monte Spill e la bianca strada militare che porta alla malga appena sotto.
Anche ai ragazzi della Sassari fu ordinato di ripiegare su monte Spill.
" Un ordine scritto del comandante del settore ci rimise in movimento. L'ordine diceva:<< il nemico ha potuto prendere posizione in più punti. La linea di monte Fior non è più sostenibile....il battaglione ripieghi su monte Spill>>"
E leggendo pensavo a chissà quale ripiegamento a chissà quale grande perdita di terreno...niente di tutto questo....monte Spill è appena dietro monte Fior, ci saranno 300m ....monte Spill è solo un pò più basso....
"ripiegammo per compagnie e riportammo indietro i morti....A monte Fior avevamo lasciato un velo di vedette. Esse dovevano sparare qualche colpo di fucile ogni tanto e ritirarsi al primo tentativo di avanzata nemica.....Io ero in linea nel punto più elevato di monte Spill, e guardavo monte Fior. Gli austriaci vi affluivano disordinatamente....Tutta la cresta del monte fu gremita di truppe.....Nelle posizioni nemiche ...i battaglioni si agitavano, urlavano e salutavano.... Hurrà....Hurrà, gli austriaci agitavano fucili e berretti verso di noi....io non mi rendevo conto di quella festa, poi mi voltai e capii...Di fronte, tutta illuminata dal sole, come un immenso manto ricoperto di perlescintillanti, si stendeva la pianura veneta. Sotto, Bassano, e il Brenta; e poi più in fondo a destra Verona, Vicenza, Treviso, Padova. In fondo a sinistra Venezia!!"
Monte Fior fu ripreso qualche giorno dopo, senza perdite di vite umane. La spinta della Strafexpetion si era esaurita e gli austriaci si erano ritirati su posizioni sicure.
Anche noi abbiamo abbandonato monte Fior e monte Spill per scendere lungo la bella strada bianca alla volta di Malga Montagnanova. Lasciamo la ampia strada bianca e scendiamo per single track verso le ardite formazioni rocciose che contraddistinguono le Melette

Lo splendido sentiero corre sotto queste formazioni rocciose a strati dai colori stravaganti che danno movimento alla roccia, li ferma da millenni...
Scendiamo lenti, un pò per attenzione, un pò per avere la possibilità di osservare meglio queste "lasagne" di roccia.
il sentiero piuttosto scorrevole, a volte si intrufola nelle formazioni rocciose e diventa insidioso. 
A ciò si aggiunga una comitiva di escursionisti accampati sul sentiero a pranzare....Passiamo leggeri con le nostre ruote tassellate per non rovinare le loro tovaglie fresche di lavatrice....
Mugugnando ci guardano mentre lentamente zigzaghiamo fra di loro....
Proseguiamo lungo il nostro bel sentiero




Dopo un sensibile salto roccioso (che superiamo trasportando a mano le bici), arriviamo a malga Slapeur 

Il cielo va annuvolando e l'aria si fa fresca, si sente odore d'acqua. Temo che la pioggia possa arrivare prima del previsto e rovinarci la escursione. In maglietta si resiste appena. Cominciamo ad aver fame ma decidiamo di andare avanti. Flora comincia ad accusare un dolore al ginocchio ma tiene duro.
Poco dopo arriviamo presso il monumento commemorativo per i caduti bosniaci dell'esercito austroungarico
Ci disturba parecchio che ci siano bambini che giocano sul monumento e gente parcheggiata ovunque che banchetta incurante del monumento dedicato a tanti giovani defunti...Non importa che essi siano "nostri" o "nemici", sono sempre ragazzi che hanno dato la loro giovane vita per la loro patria. Contrariati e un pò tristi proseguiamo per il nostro percorso. 
Prosegue il nostro "viaggio" per strade militari mentre i nuvoloni si fanno sempre più minacciosi si aggirano sui monti e una nebbia fastidiosa si raffredda non poco


Entriamo sulle piste da sci e ci fermiamo a mangiare presso l'arrivo di un impianto. Ci ripariamo alla meglio dietro un muro al riparo dall'aria fredda. Mentre consumiamo in fretta il nostro magro pasto di barrette, pensiamo ai poveri soldati che mangiavano la fredda sbobba dentro le gavette. Che piovessero granate o ci fosse calma, il loro pasto era triste e sovente freddo. Ma la fame era tanta, qualche goccio di vino portava un pò di coraggio e forse anche un minimo di allegria. Già, nonostante la situazione, si rideva anche...a volte..e a volte si cantava anche (parole di Lussu confessate a Mario Rigoni Stern alla fine della proiezione del film "Uomini Contro"). 
Scendiamo lungo nude e verdi piste da sci e ricominciamo il nostro andare per strade militari. 
Il ginocchio di Flora dolora parecchio e decidiamo di accorciare il percorso. Nel nostro pedalare verso Campomulo incontriamo il monumento dedicato ad un fante. 


Il giovane tenente di fanteria morì durante la offensiva austriaca del novembre del '17 in seguito al disastro di Caporetto, quando le truppe italiane si arroccarono sul Piave e sul Grappa. Qui sull'altopiano ci si ritirò fino al limite meridionale dello stesso. Il giovane tenente fu spazzato via probabilmente da scoppi di granata e il suo corpo non fu mai più ritrovato. 
Gli dedichiamo una preghiera commossa, mentre attorno a noi le mucche pascolano tranquille ed ignare. Ed è giusto così...


Con Flora dolorante arriviamo a Campomulo. Prendiamo qualcosa di veloce e caldo e cominciamo a scendere verso Gallio mentre una pioggerella sottile e fastidiosa comincia a scendere. 
Fortunatamente dura pochissimo ed arriviamo ad Asiago che c'è il sole e ci scalda un pò. 
Andiamo alla ricerca di una farmacia per un antidolorifico....
Più tardi, in piazza ci sarà il concerto della fanfara della Brigata Sassari. Decidiamo di aspettare e nel frattempo facciamo un salto al Leiten. Mentre le note del "Silenzio" sanciscono l'ora di chiusura all'accesso del Leiten, notiamo parecchi figuranti vestiti con le divise della Grande Guerra. Guardiamo bene e vediamo le mostrine della Sassari. Fra i figuranti girano anche ufficiali di alto grado dell' esercito. 

Andiamo in piazza e ci appostiamo per il concerto. 

Splendido concerto.... Intanto che ascoltiamo facciamo amicizia con un giovane soldato della Sassari.
La sera avanza e dobbiamo rientrare a Gallio in campeggio. 
Percorriamo il sentiero che costeggia il Leiten, mentre il sole tramonta illuminando in modo suggestivo il grande sacrario (56000 morti)



E' possibile visionare il filmato della nostra escursione al seguente indirizzo:

buona visione

venerdì 9 giugno 2017

Grande Guerra MTB: Monte Ortigara

" 20 giorni sull'Ortigara, senza il cambio per dismontar....Ta Pum, Ta Pum, Ta Pum...."
Così comincia una famosissima canzone della Grande Guerra....
Il 10 Giugno 2017 ricorre il centenario della grande Battaglia dell'Ortigara . Il sacrificio della VI Armata.
Dopo aver letto libri autorevoli (Gianni Pieropan ha raccolto testimonianze di parte Italiana e di parte austriaca), per renderci conto di cosa poteva essere stato il teatro della grande battaglia, Flora ed io siamo partiti e ci siamo recati ad Asiago e da qui siamo saliti fino alla Colonna Mozza.
Bisogna specificare che la VI Armata ha combattuto lungo un fronte abbastanza ampio che andava da Rotzo al monte Zebio, al Monte Forno e all'Ortigara. Sul Fronte dello Zebio si è sacrificata la Brigata Sassari. Le asperità del Monte Ortigara hanno visto il prodigarsi di diversi battaglioni alpini. Lungo quelle poche centinaia di metri che dividono la Caldiera dall' Ortigara, lungo i valloni dell'Agnella e dell'Agnellizza migliaia di alpini morti, martellati dal fuoco preciso dell' artiglieria austriaca e dai nidi di mitraglia ben posizionati. Eppure gli alpini con impeto straordinario riuscirono a strappare agli imperiali quota 2105 (cima Ortigara). Purtroppo le indecisioni e le incertezze degli alti comandi italiani non diedero deciso impulso all'attacco e gli alpini restarono su quella cima sotto il fuoco distruttivo dei cannoni nemici senza possibilità di ricovero. Dopo pochi giorni di dura permanenza, un rapido ed efficace attacco Austriaco ricacciò gli alpini sulle vecchie linee in Caldiera. Oltre 10000 morti per ....nulla.
Gli Austriaci si erano insediati sull'altopiano che sovrasta la Valsugana (da Cima Portule a cima Caldiera, fino ad Asiago e Gallio)  in seguito alla Straexpedition. Quando l'offensiva si era fermata gli imperiali si erano ritirati su posizioni più facilmente difendibili. La controffensiva italiana dell'estate del '16 aveva riconquistato parecchio territorio, ma le offensive si erano arenate contro cima Ortigara e cima Zebio. L'inverno entrante aveva impedito una nuova e più potente offensiva italiana che venne rimandata alla primavera successiva. La VI Armata era stata addestrata e rifornita di artiglieria ed era pronta per l'attacco. Nel frattempo però anche i Kaiserjager si erano ben arroccati. Erano state costruite strade, teleferiche, caverne e trincee. Soprattutto essi presero perfetta conoscenza del terreno e disposero artiglieria e mitraglie nei siti strategici a chiudere i passaggi obbligati. Nonostante questo gli alpini, attaccarono con impeto.... Il potente bombardamento che precedette l'attacco non sortì l'effetto voluto. Il nemico era ben riparato nelle caverne ed al momento opportuno usci per respingere gli attaccanti...
Raccontata così la battaglia fa effetto ma non riesce a rendere l'idea nel modo completo. Era necessario andare sul posto a vedere, a toccare con mano, a vedere con gli occhi.
Siamo partiti da casa prestissimo e alle 9 eravamo già pronti in sella alla stazione di Asiago.
Con noi un amico, Alfio, appassionato di Grande Guerra.
Un pò di asfalto fino Camporovere per deviare poi su strada militare.
Dopo una discesa su forestale assai rotta (incontriamo anche bikers che scendono con bici a mano), cominciamo a salire per vecchia militare verso malga Val Galmarara.
Ci si rende conto di essere su una strada militare perchè diviene evidente, e piacevole, constatare che le pendenze sono costanti e mai troppo elevate o troppo lievi. Il fondo è ancora ottimo nonostante il tempo trascorso. Queste strade erano state pensate per consentire il trasporto di artiglieria (anche pesante), vettovaglie e consentivano l'agile passaggio di migliaia di soldati.
Qui siamo nel "settore austriaco".
La Grande Guerra sull'Altopiano portò, allora, morte e distruzione, ma ha lasciato ai posteri migliaia di km di strade militari ancor oggi usate. Su queste strade, dove ancor oggi circolano auto, in inverno sfrecciano gli sciatori di fondo, le Fat Bike, e in estate anche le nostre mtb.
Pedalando e chiacchierando, Flora, Alfio ed io arriviamo, quasi senza accorgercene, a Malga Val Galmarara.
Non ci fermiamo, il giro di oggi è lungo ed abbiamo tanta strada da percorrere. 
Proseguiamo lungo la bella strada e ben presto cominciamo ad incontrare i "ricordi" della Grande Guerra.
Ovviamente questa targa è stata inserita dopo la fine della guerra. Infatti, qui, gli italiani riuscirono ad arrivare solamente negli ultimi giorni prima del 4 Novembre 1918.
In questa parte di altipiano si erano ben piazzati gli austriaci e queste erano linee di retrovia dove riposavano le truppe e dove c'erano ospedali, magazzini e caserme. 
Erano talmente tante le strade costruite dagli austriaci che ad esse furono assegnate dei nomi. In particolare vennero intitolate a grandi generali o ai reali asburgici.
 Il generale Mecenseffy (cui è dedicata la strada che stiamo percorrendo) morì in queste retrovie, durante un bombardamento italiano mentre stava ispezionando le truppe. In questa zona era attivo il Gruppo Vidossich che non prese parte (se non inviando parte delle truppe come rinforzo) ai combattimenti diretti alla conquista italiana del monte Ortigara.
Su queste comodissime vie proseguiamo tranquilli salendo in modo costante. Il panorama ora è stupendo....ma... in questo deserto petroso, immaginiamo come poteva essere la vita dei soldati di allora. Niente acqua, niente ombre in estate....tanta e tanta neve negli inverni durissimi di quegli anni.

Pedaliamo ora sulla via dedicata all'imperatore Karl. Nel 1916 morì Francesco Giuseppe, ed a lui successe il figlio Karl. Non aveva il carisma e le capacità del padre e faticò parecchio a tenere unito l'impero, fino a che nel 1918, dopo la battaglia del solstizio, l'impero cominciò a disgregarsi.
Proseguiamo sulle ampie strade e, man mano che ci si avvicina all' Ortigara sono sempre più evidenti le vestigia delle costruzioni militari di allora.
molte furono le caverne costruite come ricovero per i soldati durante i bombardamenti dell'artiglieria italiana. Queste caverne furono uno dei motivi principali dell'insuccesso degli attacchi italiani. Infatti i kaiserjager riuscivano ad evitare di essere sterminati dai pesantissimi bombardamenti e a ripresentarsi assai combattivi nel momento in cui avanzavano gli alpini. Gli alpini esposti al fuoco nemico dovevano superare erti percorsi e valloni dove si concentrava il fuoco dell'artiglieria nemica e il fuoco incrociato delle terribili schwarzlose austriache. 
Il nostro pedalare è tranquillo e agevole sulle belle strade militari a pendenza costante. 
Incontriamo parecchi camminatori. 



le caserme....

qualche collezionista ha asportato lo stemma del reparto....

Continuiamo a salire. La strada ora non è così agevole e il fondo si fa a tratti assai sconnesso. Ma si progredisce ugualmente. Stiamo andando veramente bene.


Il massiccio dell'Ortigara è terreno carsico, e sono frequenti le grandi doline. Nelle doline , al riparo dei tiri dei cannoni italiani, furono costruiti baraccamenti per le truppe e centri comando.
Lasciamo l'ampia strada militare per avventurarci su un bel single track che ci porterà direttamente in vetta. 

Il sentiero è assai impegnativo e ogni tanto siamo costretti a passare qualche ostacolo a spinta. Ma si va. Siamo proprio sotto la cima. La famosa e tragica quota 2105 è davanti a noi....qualche centinaia di metri. 
Ora tanta gente si affolla nell'altipiano; chi mangia, chi prende il sole, chi fa il pic nic....
Mi estraneo da tutto questo e mi sembra di sentire il rumore di allora.
Il rumore potente del cannone, il gracchiare della mitraglia, i colpi secchi dei fucili.
Eppure, nonostante tutto i soldati vivevano, piangevano, ridevano e scherzavano. Da questa parte gli austriaci si preparavano a sostenere l'attacco, dall'altra parte del vallone gli italiani, sicuri della loro forza si preparavano all'attacco imminente, il morale era alto e le truppe ben preparate.

Sotto un sole brillante entriamo nella zona sacra. 
Nonostante tutto il monte brulichi dei gitanti domenicali, più o meno accampati, arriviamo in vetta accompagnando le bici a mano. Ci viene istintivo di pensare male, ma poi penso che, tuttosommato, anche i soldati sono contenti di avere una compagnia allegra e vociante....dopo tanta morte e disperazione, un pò d'allegria non guasta.
Ci adeguiamo anche noi, ci concediamo qualche foto ricordo e approfittiamo della sosta per mangiare qualcosa. 
Diamo uno sguardo verso nord. Il ciglio della montagna scende a picco sulla Valsugana. La in fondo c'è la famosa quota 2101, e più in la il passo della Caldiera. Gli alpini conquistarono e tennero a lungo quota 2101, ma non riuscirono mai a passare il passo della Caldiera, nodo chiave di tutto l'attacco. Più in la Cima Caldiera con le posizioni Italiane.


Laggiù il verde altopiano di Asiago.

Dobbiamo iniziare le operazioni di rientro.
Sappiamo che il sentiero di cui abbiamo traccia è piuttosto ostico ed impegnativo. Sappiamo anche che, probabilmente dovremo fare qualche tratto con bici a spinta per passare i punti più impegnativi con salti significativi. Siamo consci del fatto e partiamo.
Ci fermiamo quasi subito davanti ad una altro monumento di guerra.

Inizia la discesa vera e propria lungo un single track per noi davvero impegnativo. Scendiamo fin sotto i Campigoletti e poi lungo il vallone dell'Agnella.


Il sentiero alterna tratti simpatici e scorrevoli a momenti davvero tecnici. Non ci sono problemi, per evitare pericolose cadute e rovinarsi la domenica preferiamo eseguire il passaggio con bici a mano. 
In questo periodo siamo troppo impegnati nel destreggiarsi tra le pietre e i gradini del sentiero. Le foto, purtroppo sono poche. Ci viene però da pensare ai ragazzi che si contendevano questi monti a colpi di cannone e di mitraglia. Noi siam qui a divertirci....anche grazie a loro...

Mano a mano che perdiamo quota il sentiero diventa sempre più ciclabile e divertente. In mezzo ai prati rimangono ancora bene evidenti i crateri delle passate bombe....


Più giù troviamo la lapide commemorativa di un caduto trentino. I trentini, allora erano di nazionalità austriaca e avrebbero dovuto prestare servizio nell'imperial esercito. Molti vennero mandati a combattere in Galizia...altri scelsero di passare la frontiera e combattere con il regio esercito italiano.
Quando venivano catturati erano giustiziati come traditori ( Battisti, Filzi, Oberdan ecc). Molti morirono in combattimento. Sul luogo di morte furono poi erette queste lapidi-ricordo.
Lungo la discesa che continua scorrevole (alternata a ripidi strappi) troviamo ancora postazioni e ricoveri in caverna. Le zone di combattimento sono molto vicine.



Il percorso ora è veramente scorrevole e lasciamo correre le nostre mtb. 
Poco più in la c'è la Malga Moline. Usciamo dalla traccia di qualche centinaia di metri e andiamo al rifugio dove ci fermiamo una mezz'ora per riposare e mangiare qualcosa. 
La parte più difficile della discesa è fatta. 
Ma le emozioni non sono finite.
Dopo la meritata sosta torniamo in traccia e ci dirigiamo verso il Monte Forno. 
Questo monte faceva parte del sistema difensivo austriaco e la sua conquista era strategica per l'offensiva della VI armata Italiana (insieme al monte Zebio).
L'ampia strada bianca comincia a salire dolcemente.
L'attacco al monte Forno era  carico della 29° divisione comandata da Generale Caviglia, uno dei migliori comandanti del nostro esercito. Nonostante i reiterati attacchi ed il sacrificio dei nostri soldati (fra cui gruppi alpini). il sistema difensivo austriaco resse e il monte rimase in mano nemica.


Più avanti troviamo questo cartello dedicato agli alpini e all'alpino Ambrosini. Fin qua nulla di strano.. Eppure quel nome ci ricordava qualcosa. Qualcosa di simpatico e non il solito riferimento a morte e distruzione. 
Infatti poco più avanti troviamo la risposta.
Molti, molti anni dopo la fine della guerra (negli anni 70) si ritrovarono , per puro caso, l'alpino Ambrosini ed un kaiserjager . Non più nemici insieme ricordarono quegli anni e scoprirono che insieme furono protagonisti di una tregua nel durissimo inverno del 1916. Si scambiarono per l'occasione sigarette e cioccolata...per finire con un piccolo furto ai danni degli austriaci....

Il segone da legna rubato al nemico è stato simbolicamente posto sulla sommità della lapide.
Ci commuoviamo alla lettura della lapide... non possiamo trattenere le lacrime di commozione. Avevamo letto dell'episodio...ma ritrovarci qui, nel posto del "fattaccio" ci da una emozione incredibile. 
Non arriviamo sul monte Forno (non c'è il tempo) e deviamo su uno stupendo single track che ci porterà in Val di Nos.

Il sentiero non è difficile....ma nemmeno banale...
Molto divertente è la definizione giusta.



Ora il sentiero corre fra prati e boschi. Non è più l'arida pietraia sommitale . Ci stiamo divertendo parecchio.





Entriamo ora in Val di Nos. 
abbandoniamo il sentiero così divertente e scendiamo lungo la bella militare grande e scorrevole. Scendiamo veloci veloci verso Asiago. Più in basso cominciamo ad incontrare auto che trasportano i turisti domenicali ad apposite aree pic nic e di giochi. 
La bella escursione sta finendo ma le emozioni che ci ha regalato restano in noi.
Le foto e il filmato che ho realizzato hanno catturato le immagini dei luoghi, ma le emozioni sono difficili da imprimere su file. Quelle restano e resteranno scolpite nei nostri cuori. La bella escursione in compagnia ci ha regalato momenti intensi...
La Grande Guerra ha un fascino incredibile e il sacrificio di tanti giovani ci ha profondamente presi.
Per non dimenticare...

Per chi volesse perdere un pò di tempo è possibile visionare il filmato che ho montato al seguente indirizzo :