venerdì 28 novembre 2014

Grande Guerra mtb/trek: sulle tracce del "fronte immobile"

Fino a pochissimo tempo fa, nella mia testa,  la linea del fronte della Grande Guerra, era sull’Adamello, sul Pasubio, Asiago, Ortigara, Grappa, Piave, Isonzo, Tagliamento, Lagazuoi, Col di Lana, Marmolada… Ero convintissimo (non so perché) che la Grande Guerra non avesse coinvolto i civili. Tante volte uno si fa delle idee strampalate che nascono da delle convinzioni basate sul nulla. Poi cominciando a leggere un po’ più attentamente, cominciando a visitare qua e la anche settori del “fronte” meno “famosi”  ho iniziato a raffigurarmi le cose in modo completamente diverso. Ho scoperto che la Guerra è arrivata in posti ora estremamente turisticizzati come Riva del Garda, e ho scoperto che siti come Rovereto, Marco, Mori furono praticamente rasi al suolo dalle artiglierie italiane (in teoria fuoco amico…visto che dovevamo liberarli dal giogo  del tiranno austriaco). Questa cosa mi ha lasciato sgomento…
La ragione c’è, ovviamente. La prima linea passava proprio sopra la storica cittadina di Fabio Filzi e Damiano Chiesa…
La Prima Linea poi si inerpicava su per i monti fino a Passo Buole, Monte Zugna da una parte mentre dall’ altra passava per il Solco di Loppio e arrivava appena sopra Riva Del Garda, e se ne andava sopra la Val di Ledro, Tremalzo e via dicendo.
Viste le fotografie di allora con i paesi distrutti viene il groppo alla gola….
Così, vista la stagione poco adatta alle lunghe escursioni e alla visite in quota, Flora ed io ci siamo dedicati alla riscoperta di questa zona di Fronte meno nota (a noi). 
Con la scusa di andare a mettere il naso fra i vari mercatini di Natale della zona siamo ritornati a Rovereto. Le previsioni del tempo ci garantivano, per la giornata di martedi, un tempo accettabile. Abbiamo così portato le nostre mtb per mettere insieme la possibilità di fare una pedalata e arrivare fino ad Arco e attraversare così la famosa linea del “fronte immobile”. Una volta ad ad Arco il mercatino di Natale era una bella occasione per un po’ di allegria in più una mangiatina calda ed un buon brulè.  
Con la temperatura piuttosto fresca siamo partiti da Rovereto su ciclabile alla volta di Mori e da qui verso il lago di Loppio. Il "solco di Loppio" era "prima linea" ed era denominato il "fronte immobile" perchè di li non si è mai mosso per tutta la guerra. Le linee sono sempre rimaste sulle loro posizioni. Il fronte era talmente difficile da forzare che, alla fine, si arrivò ad uno stallo di relativa tranquillità. Tranquillità nel senso di attacchi alla baionetta….l’ artiglieria ha continuato a lavorare incessantemente per tutto il tempo. Ma zone appena in retroguardia, come il monte Creino (ad esempio) furono utilizzati come zone di riposo per le truppe sotto stress su altri scenari.
 Arrivati a Loppio una prima sorpresa....la ciclabile è chiusa per lavori di manutenzione. Non ci va di seguire la strada trafficata...ne di tornare indietro....quindi...ci comportiamo da bravi italiani...Pochi metri dopo la zona di lavoro più consistente....scavalchiamo il guard rail e scendiamo in ciclabile. Se più avanti ci fossero lavori importanti...vedremo. Lo spettacolo del lago di Loppio è davvero incredibile
e ce lo godiamo in totale tranquillità e solitudine.
Pensare che in questi siti così belli e dedicati alla natura e alla meditazione ci potesse essere la "prima linea" è davvero strano...ormai solo pochi manufatti in calcestruzzo ci confermano l'antica presenza armata.
Ora il lago di Loppio è praticamente solo una torbiera più o meno allagata conformemente alle piogge di stagione.
Fino a non molto tempo fa il Lago era un lago vero e proprio. Il lago fu prosciugato per la costruzione della galleria di collegamento Adige – Sarca. C’era anche una ferrovia (gli austriaci erano dei maestri in questo) ora smantellata, su cui corre ora (parzialmente ) la ciclabile.
La luce radente del sole ci offre colori ed immagini davvero incredibili. A questo contribuisce notevolmente la parecchia acqua dentro il lago dove le “paperelle” galleggiano tranquille.
All’interno c’è anche una isolotta che merita una visita approfondita. Ma il tempo è poco e proseguiamo. Sulla ciclabile fervono lavori di manutenzione. Operai provvedono a riparare e ricostruire la barriera in legno che fa da parapetto e protezione. Apprezziamo molto il loro lavoro e passiamo in silenzio….(siamo in torto e non dovremmo essere li) .Saliamo in un contesto davvero splendido fino al passo.
 Dopo il passo di S.Giovanni scendiamo a Nago e di qui, per una bella via sterrata cerchiamo di raggiungere Arco per andare al famigerato mercatino di Natale. Siamo sulla sinistra del Sarca e zigzagando fra le stradine interne
arriviamo (in modo quasi rocambolesco) al centro di Arco. Qui con sorpresa (amara) verifichiamo la presenza dei casotti del mercatino...ma anche i cartelli che indicano la loro apertura solamente nel WE. E' quasi mezzogiorno e, dopo una visita all'ufficio turistico, cerchiamo di trovare un baretto per un panino (io che sognavo il gulasch e il vin brulè!) . Ma il brulè la brava barista me lo fa ugualmente, e oltre ad un ottimo panino ci porta anche un olio locale strabuono appena spremuto, per condire il panino. Solo l'olio valeva la gita.
Ora torniamo per ciclabile nota fino a Torbole.

Il paese rivierasco è stranamente semideserto e una tranquillità inusuale  regna sulle spiagge lungo le vie solitamente intasate di gente.
Una splendida mostra fotografica all'aperto sulle postazioni di Guerra attira la nostra attenzione. Sono una 40ina di gigantografie appese ad un muretto
. Da una parte le foto del fronte dalla parte austriaca,
e dall'altra le foto delle posizioni italiane.
 Abbiamo tempo e le guardiamo con attenzione cercando di individuare mentalmente i luoghi dove sono state scattate.  Ci fermiamo ad osservare soprattutto i visi e le espressioni dei soldati.
Alcuni hanno la “faccia antica” altri hanno una espressione estremente moderna, come se le foto fossero state scattate ieri…In ogni caso tutti giovani uomini …
Davvero commoventi. Davvero bella l'idea della mostra all’aperto a disposizione di tutti.
Saliamo a Nago per la ciclabile classica.
Prima del paese ci fermiamo un attimo a fare qualche foto presso i forti di Nago presso Castel Penede.
Questi forti ora fungono da suggestivi bar, ma anche allora servirono poco, avevano poca artiglieria e non erano in posizione strategicamente importante. Il cielo va rapidamente annuvolando e la sera incombe veloce. Il sole è già sceso dietro le montagne e rientriamo velocemente a Rovereto per la medesima ciclabile, dove gli operai proseguono il loro lavoro di falegnameria, dove le paperelle continuano a galleggiare nel lago,
dove proseguono i lavori di asfaltatura e costruzione di parcheggi nei pressi di Loppio all’ingresso della ciclabile stessa. Come all’andata, nello stesso punto, scavalchiamo il Guard Rail e riprendiamo la via per Rovereto. Nei pressi di Mori ci fermiamo per una doverosa visita alla chiesa di S.Biagio. Questa costruzione sacra risalente all'anno mille, è stata bombardata e danneggiata durante la Grande Guerra e definitivamente distrutta durante la 2° Guerra mondiale. Ora rimane solamente qualche rudere e il campanile, stranamente rimasto in piedi .
Arriviamo a Rovereto...Un giro in centro e…meno male i mercatini sono aperti. L’ora è ancora giovane, e quindi torniamo all’area sosta camper dove alloggiamo, rapidamente sistemo le bici, doccia, cambio d’abito e di volata torniamo in centro. Con calma facciamo passare le bancarelle e acquistiamo ricordini, cibarie e golosità per la cena. Ma il mercatino non è enorme e decidiamo di fare una passeggiata per le vie del paese antico.
E… sorpresa!!
Il centro storico, colorato da faretti e lampioni messi ad arte,
commemora in modo decisamente bello, il primo anno di Guerra e il primo Natale. Immagini incredibilmente suggestive sono proiettate contro la parete di una casa
e nell'aria risuonano musiche e ritmi adeguati. Ci fermiamo a guardare ed ascoltare l'intera proiezione.
Non sentiamo nè freddo nè fame (che pure era tanta) e assorbiamo completamente musica ed immagini... Il tempo ci scivola di su di noi come se non esistesse. La situazione  ci ha completamente preso .  Rientriamo lentamente con la commozione negli occhi e nel cuore.

Ma il nostro soggiorno Roveretano non è terminato, e approfittiamo della giornata di mercoledì per visitare ancora il paese in prima linea. Contrariamente alle previsioni del giorno prima, non piove. Le bici sono sul portapacchi e comunque li restano. Faremo un Grande Guerra Trek (urbano). La linea del fronte è sempre quella….solo che andremo dall’ altra parte del paese, verso la zona più calda, quella che guardava lo Zugna e Passo Buole.
In realtà non ci spostiamo un granchè.
Risaliamo per la antica strada militare e andiamo a vedere da vicino Maria Dolens.
Maria Dolens è la campana della Pace, che ogni giorno (alle 20:30 in inverno e alle 21:30 con l’ora legale) manda ai cittadini il suo messaggio di dolore e di pace dall’alto della collina dove è attualmente sistemata.
Salendo riconosciamo qua e la lngo la via, vecchi resti di manufatti della Grande Guerra.
Qualche posto di osservazione, qualche casamatta in calcestruzzo, poca roba, ma riconfermano la centralità del paese rispetto al fronte. Ad un certo punto, nei pressi della chiesa di S.Maria al Monte una targa su una fontana ci incuriosisce. Leggiamo. Questa zona era "terra di nessuno", a questa fontana venivano a prendere acqua sia gli austriaci che gli italiani, in una sorta di tregua non scritta ma realizzata.
La commozione è davvero tanta.

 La campana, fusa col bronzo di tanti cannoni, non è sempre stata li. Inizialmente era su un torrione del castello, proprio in paese. Poi fu spostata dopo essere stata rifusa per difetti di fusione e portata sul colle dopo essere stata benedetta da papa Paolo VI. Negli ultimi anni è stata riposizionata in modo più centrale e in modo da essere vista e meglio sentita dalla valle (sentita dalla valle…fa veramente rabbrividire…è un bel monito contro la guerra).
Il cielo grigio, nebbioso fa risaltare ancor più la silohuette della campana….
Tutte le bandiere che accompagnano il visitatore donano a Maria Dolens una solennità davvero notevole.


Ci fermiamo a visitare il museo con la mostra fotografica sulla storia della campana; c’è anche un bel video da guardare. Opere artistiche contro la guerra fanno da efficace contorno.
Per sentiero (scivoloso con l’umidità)
scendiamo fino a Castel Dante, dove c’è il Sacrario Militare.
Qui oltre ai noti  Filzi, Damiano Chiesa ecc, sono sepolti una enorme quantità di soldati. Tra noti e ignoti, tra austriaci ed italiani sono quasi 20000. E viene un gran magone….
Siamo al limite dell’orario di chiusura e usciamo percorrendo una trincea fortificata proprio sotto il sacrario e che costeggia l’inizio della strada degli artiglieri.
Un pezzo l’abbiamo già percorso…il resto lo faremo…
Ora ritorniamo in paese…
dobbiamo visitare il castello e il museo della guerra.
Prima ci concediamo un goloso Strauben con brulè (non è colpa mia se c’è freddo e bisogna scaldare le penne) al mercatino di Natale.
Per ricordo trattengo la tazza….e Flora si accaparra qualche Brezzel di ottima fattura. Poi con gli zaini pieni di bontà andiamo a vedere il castello. La mostra delle artiglierie è chiusa e aprirà a maggio….Vediamo il resto…
Il resto è un bel museo, ben organizzato con tante cose interessanti.
Oltre alle armi, quello che ci fa impressione è il racconto dell’effetto della guerra sulle popolazioni civili.
A dare più effetto a questo aspetto, contribuisce in modo (probabilmente) involontario una assistente alle sale museali. Flora riesce ad attaccare discorso con questa signora assai gentile e da qui scaturisce un racconto che ci commuove davvero. La signora ci descrive i racconti della sua nonna. Erano della Val di Gresta ( ci siamo stati in ottobre), e allo scoppio della guerra molti uomini furono richiamati e mandati a lavorare in Moravia, molti partirono soldati per la Galizia, e la popolazione civile fu fatta sgomberare per la predisposizione del fronte. Partirono così, senza nulla lasciando quel poco, non sapendo nulla sul futuro….Famiglie intere smembrate, padri che non rientrarono che molti anni dopo, figli che non riconobbero i propri padri, mai visti, padri che videro per la prima volta i loro figli che erano quasi grandi.
Al di la della storia, al di la dei combattimenti cruenti con migliaia e migliai di morti, al centro di tutto c’è l’uomo, con la sua vita, con le emozioni, gioie e dolori…l’uomo che fondamentalmente ripugna la violenza (il nemico nongli ha fatto nulla) e vorrebbe solo continuare a coltivare la sua terra.
Mi ha colpito tantissimo un altro aspetto….qui a Rovereto erano…Austro ungarici….erano “nemici”….
Pur di origine italiana, pur con l’irredentismo di tanti, la gente era austriaca….molti consideravano Battisti un traditore….
Condiderare questo in Sud Tirol mi viene abbastanza facile….qui a Rovereto molto meno. Resto colpito e rimango sul colpo, come un pugile colpito al mento. Non ci avevo proprio pensato.
Anche la mia bisnonna mi parlava del “suo bel Peppino” partito in guerra come bersagliere in bicicletta….mi diceva che tutti gli uomini erano al fronte e il podere lo tiravano avanti lei, mia nonna, e i suoi fratelli….erano tutti assai giovani….e lavoravano come i grandi…. Ma la guerra riguardava gli uomini al fronte…da noi non era arrivata…qui la guerra c’era, si sentiva ogni giorno…..
Usciamo dal castello davvero emozionati e cominciamo a far progetti per le prossime mete…..