L’idea di realizzare il Grande Guerra Trek o Grande
Guerra Mtb, è nata quasi per caso più o meno un anno fa mentre si avvicinava il
centenario dell’inizio della Grande Guerra.
La Grande Guerra, ai più, appare solo come una serie
di episodi eroici di manipoli di alpini che abbarbicati su alte rocce
combatterono valorosamente contro un nemico cattivissimo ed invasore.
A rafforzare questa idea, nelle nostre teste suonano
solenni e commoventi tante belle canzoni di Bepi de Marzi.
Pochi sanno (perché a scuola in pochi e
malvolentieri lo insegnano) che la Grande Guerra fu in realtà una guerra più
disutile di tante altre, e che fu un massacro incredibile di tanti giovani
operai e contadini da ambo le parti. Contadini e operai che non conoscevano gli
interessi dei potenti che li costrinsero alla battaglia. La guerra fu vinta da
chi riuscì a non finire i soldati….o meglio, la guerra fu persa da chi finì prima i soldati.
Generazioni intere falcidiate nelle trincee e sui
monti…
Contadini strappati alle famiglie e ai loro campi e
mandati a combattere un nemico che non gli aveva fatto nulla, un nemico che non
conoscevano, un nemico che non volevano conoscere…un nemico che non voleva
considerarli nemici e che stava bene a casa sua….perchè contadino anch’esso.
Tanto di cappello e di onori ai martiri irredentisti
trentini e triestini, tanto di cappello e di onori a tutti quei ragazzi che
animati ancora dallo spirito risorgimentale si offrirono volontari e andarono a
morire davanti alla mitraglia sotto le bombe o le mine per l’unità d’ Italia.
Massimino era un contadino…
Massimino era alto 1 metro e 50, occhi celesti,
denti sani, sapeva leggere e scrivere…
Massimino era un ragazzo del ‘99, chiamato alle armi
che non aveva ancora compiuto 18 anni, e morto sul Piave nella Battaglia del
Solstizio nel giugno del ’18, aveva 19 anni.
Morì all’ospedale di Mestre dopo una decina di
giorni di agonia per ferite gravi all’addome e nel resto del corpo
(probabilmente schegge di granata).
Facciamo un paio di passi indietro nel tempo…un anno
e mezzo fa…circa…
Mia moglie andava spesso a camminare dalle parti del
castello di Tabiano con una sua amica.
La sua amica che aveva avuto delle serie problematiche
di salute si stancava abbastanza presto e ogni tanto era costretta a riposare.
Un giorno, per scherzo, Flora invitò l’amica a riposare sedendo su un
pilastrino davanti al monumento ai caduti della Grande Guerra….”così vi fate
compagnia”…
Così, leggendo i nomi dei caduti, mise l’occhio sul
nome di Massimino.
“Ma Massimino era il nome di mio zio e il cognome è
lo stesso….ma mio zio era un partigiano e non è morto nella Grande
Guerra….” Disse Flora all’amica….
La sera Flora interpellò il padre il quale si
ricordava che una sua zia aveva una foto di un ragazzo sulla credenza in
salotto…come si usava spesso in campagna….ma niente di più.
Flora andò a rompere le scatole all’archivista in
comune, e trovarono che effettivamente il Massimino in questione era un parente
stretto della nonna paterna e che era morto all’ospedale di Mestre.
Partì allora, una ricerca spasmodica di
informazioni.
Si telefonò a Mestre e al ministero della difesa, e
si scoprì che esiste un dipartimento ed un sito apposito per le onoranze ai
caduti di tutte le guerre.
Date tutte le info necessarie si aspettarono
notizie.
Si pensava ci volesse un sacco di tempo….invece….nel
giro di pochissimo arrivarono tutte le info necessarie complete di solenne
ringraziamento al caduto da parte di un Generale.
Davvero commovente.
E’ stato un momento di grande emozione, anche per
me.
Massimino, contadino di Tabiano, ferito sul Piave
nella Battaglia del Solstizio, e morto per gravi ferite all’ospedale di Mestre
è sepolto nel sacrario militare di Asiago….insieme ad altri 50.000 e oltre
commilitoni.
Nessuno sapeva che era sepolto la, nessuno, in 95
anni, era mai stato ad Asiago a portare un fiore.
Si organizzò subito il viaggio….
Con un viaggio solo avremmo messo insieme tante
cose:
il fiore per Massimino
una preghiera per Mario Rigoni Stern (che è sepolto
ad Asiago…cantore della ritirata di Russia)
l’inizio del Grande Guerra Trek (visita alle Trincee
austriache del M.te Zebio)
Compleanno di Flora
Mercatini di Natale
WE in Hotel di lusso, con sauna, ppiscina e idromassaggio,
a prezzi convenienti.
In compagnia di Anna Flavio e Vicky Flora ed io
siamo partiti alla volta di Asiago.
Asiago e tutto l’altopiano vivono in un posto
bellissimo: l’altopiano di Asiago…
Pensare che li si sono ammazzati a migliaia, a decine
di migliaia fa veramente effetto, e fa ancora più effetto pensare che gli abitanti sfollarono sotto le
cannonate austriache e che tutta la zona era distrutta (vedere le foto
dell’epoca) .... veramente da brividi.
Dopo un panino veramente buono al locale mercatino
di Natale ci dirigiamo verso il sacrario…che ovviamente troviamo in un attimo.
Però il sacrario apre le porte un po’ più tardi….
Nell’attesa andiamo a trovare Mario.
Mario Rigoni Stern è sepolto qui, nel cimitero del
suo paese, nel suo altopiano, Qui riposa il “sergente” .
In tema di guerre terribili, come non pensare ai
100.000 alpini durante la terribile ritirata di Russia, la sacca sul Don,
Nikolajewka….
Non siamo fuori tema….la guerra è terribile sempre,
e anche allora tanti contadini, montanari, furono mandati contro un inutile
massacro in nome di cosa?
Se nella Grande Guerra ci poteva essere l’ideale
riunione di Trento e Trieste all’Italia…li cosa c’era…morte, sofferenza,
disperazione…niente altro.
Davanti a quel sepolcro in terra un attimo di
commozione ed una preghiera.
Poi ci avviamo al Sacrario.
Entriamo scaglionati, non possiamo portare il nostro
cagnino dentro all’area sacra.
C’è pochissima gente, il momento è davvero
emozionante….
Ci accoglie un piccolo museo a cui diamo una
occhiata frettolosa, ci sconvolgono le lettere dei soldati….piene di amore,
dolore, coscienza del destino che li attende.
Poi cominciamo a cercare Massimino….
Di cognome
Porta.
Il sacrario è diviso in ali che partono da un punto
centrale dove c’è l’altare.
Cerchiamo di capire da che parte iniziare…
Siamo intimoriti e sbigottiti. Tante piccole lapidi
tutte uguali con su dei nomi in ordine alfabetico.
Dal ministero ci hanno dato le coordinate….per dire
quanti sono….
Seguendo le indicazioni ben presto troviamo l’ala
dedicata alla P….
Non finivamo più di leggere…di vedere…ma quanti
ragazzi ci sono….
La pelle d’oca nasce spontanea e non dal freddo.
Arriviamo alla PO….facciamo passare ancora
tantissimi nomi….POR…ancora tanti e tanti ragazzi…di qualcuno leggiamo date di
nascita e morte…
Giovani, tutti terribilmente giovani, tutti
terribilmente uomini…tutti morti…
Finalmente eccolo li Massimino….
Li nel mezzo….
Una emozione grandissima. Siamo i primi dopo 95 a
venirlo a trovare….
Ciao Massimino, e recitiamo una sommessa ma sentita
preghiera.
Flora gli canta una Ave Maria….
Non c’è posto per il fiore….ma glielo facciam
vedere….
Il momento è davvero importante, l’emozione alle
stelle, qualche lacrima scende spontanea…per lui ma anche per tutti gli altri
ragazzi li con lui…
Usciamo….
Depositiamo il fiore all’altare, ce ne sono altri….
Nell’uscire notiamo le tombe comuni, che portano i
resti di migliaia e migliaia di ragazzi, Italiani, Austriaci….sempre ragazzi
sono…stati…
Anche loro si trattengono poco ed escono
visibilmente commossi….
Fortunatamente l’albergo dove siamo alloggiati offre
momenti distensivi….e ci distendiamo, grazie a Dio…
…ma anche i soldati di allora avevano periodi di
calma di fuoco e tentavano di vivere una “vita normale” bastava solamente
evitare di esporsi al “cecchino”…
Gallio, ora che ci penso è il comune dell’altipiano
dove si sono svolti i fatti d'arme, di vita e di morte raccontati da Emilio Lussu nel libro “ un anno
sull’altipiano”.
A leggerlo mi viene ancora la pelle d’oca…e una gran
rabbia…
Mi ha stupito la calma rassegnazione e tranquillità
con cui quei ragazzi affrontavano le assurdità della guerra di trincea, gli
assurdi comandi di ufficiali incapaci e boriosi….
Mi raccontava un collega di lavoro che il suo
nonno…o forse bisnonno…(non ha importanza), quando era in trincea doveva fumare
il sigaro a rovescio (con le bracia in bocca) per non farsi beccare dal
cecchino, e poco prima di andare all’assalto, passavano con il cordiale….diceva
che dopo si sentivano dei leoni e non avevano più paura di nulla….e via davanti
alla mitraglia…
Chissà cosa c’era in quel cordiale!!!
Raccogliamo qualche info sulle zone di guerra
raggiungibili velocemente…non abbiamo molto tempo…
Impariamo che proprio sopra Gallio c’è il monte
Zebio, teatro di feroci combattimenti, e proprio sotto questa montagna c’erano
le batterie d’artiglieria di Carlo Emilio Gadda…il grande scrittore, ingegnere
del 900 italiano.
Andiamo quindi a buttare un occhio sul monte Zebio.
Percorriamo un bel pezzo di strada con la macchina.
Poi le condizioni del fondo consigliano il parcheggio del mezzo e la prosecuzione
della visita a piedi. Faticando a stare in piedi sul ghiaccio che ricopre la
carraia avanziamo chiacchierando.
Non sono chiacchiere liete, una strana malinconia circonda il luogo che nonostante la mattinata luminosa rimane un po’ così…con quell’aria di grande stanchezza che hanno i vecchi quando pensano agli anni passati.
Non sono chiacchiere liete, una strana malinconia circonda il luogo che nonostante la mattinata luminosa rimane un po’ così…con quell’aria di grande stanchezza che hanno i vecchi quando pensano agli anni passati.
Una targa marmorea testimonia che stiamo entrando
nel vivo della zona di guerra.
Un bel tratto in piano, ricco di neve ci offre riflessi di luce straordinari. La brina della notte ha depositato sulla neve dura uno strato di grossi cristalli di ghiaccio che ora brillano di vari arcobaleni sotto la luce radente del sole del mattino. Uscendo dal bosco ci appare una costruzione...un rifugio..
e attorno ad essa si vedono
bene i resti delle trincee austriache mai conquistate dai nostri. Iniziamo ad
aggirarci fra i ruderi con circospezione, cominciando dalle cose più evidenti.
Salgo su un cocuzzolo e mi guardo attorno…è tutto pieno di trincee, più o meno
evidenti, più o meno ripristinate. Le percorriamo un po’ a caso cercando di
rubare con occhi e macchina fotografica le cose più evidenti, targhe, gallerie,
postazioni di mitraglia.
Una strada conduce più in la…la in fondo si vede una
croce.
Un’asta da bandiera…vorremmo arrivare fin la, ma il tempo stringe
davvero, il sole ripiega rapidamente i
suoi raggi e tende ad andare mestamente al riposo. Con l’intento di ritornare
con più calma e più tempo abbandoniamo i luoghi dove fu sterminata la Brigata
Sassari (dove militava Emilio Lussu) e rientriamo alla macchina e ad Asiago.
Un bel tratto in piano, ricco di neve ci offre riflessi di luce straordinari. La brina della notte ha depositato sulla neve dura uno strato di grossi cristalli di ghiaccio che ora brillano di vari arcobaleni sotto la luce radente del sole del mattino. Uscendo dal bosco ci appare una costruzione...un rifugio..
Facciamo un ultimo giro al mercatino di Natale…un
pensiero a Massimino, là, in compagnia di altri 50.000 ragazzi come lui….
Torneremo a trovarti giovanotto….stanne certo….