lunedì 7 dicembre 2015

Il Tour della Grande Guerra (1° giorno)

Il Tour della Grande Guerra è molto famoso, ma in versione invernale percorso con gli sci, sia in senso orario che in senso antiorario.
Noi abbiamo scelto di percorrerlo in mountain bike e in senso orario, decidendo di non utilizzare gli impianti di risalita consigliati, per cui per la lunghezza del percorso e l’importanza del dislivello abbiamo dovuto spezzare l’escursione in due giorni, prevedendo un pernottamento nella zona di Passo Fedaia.
1° giorno: CENTRO FONDO SARE’ – RIFUGIO CAPANNA BILL
DATI IMPORTANTI:
Lunghezza: 50 km
Dislivello: 2300m+; 2009m-
Difficoltà: MC (alcuni tratti MC+) /MC qualche tratto BC
Tempo di percorrenza con soste: 9h
Punti di ristoro e acqua: Passo Valparola, Passo Falzarego, rifugio 5Torri, rifugio Scoiattoli, rifugio Averau, Col di Larzonei, Colcuc, Canazei (non l’omonimo paese della Val di Fassa, ma una piccola frazione), Colle Santa Lucia, Caprile, Soraù, Col di Rocca, Sottoguda, Malga Ciapela, Capanna Bill.
Cartografia: carta Kompass n°624 Alta Badia, carta Kompass n°616 Val Gardena-Sella-Canazei, carta Tabacco 015 Marmolada-Pelmo-Civetta-Moiazza
Emergenze storiche: Forte Intra i Sasc, Museo all’aperto delle 5 Torri
La traccia GPS del nostro percorso: http://tc.mtb-forum.it/traccia.php?id=283219
Siamo in campeggio al Sass d'Lacia in località Sarè e di qui partiamo, come sempre per le nostre escursioni in Dolimiti
. Ci immettiamo sulla strada bianca per Malga Valparola (segnavia n°18). nonostante la pioggia della notte la mattinata si presenta bella e limpida (come da previsioni) e una nebbiolina intrigante sale dai prati
avvolgendo le vacche che già brucano nei prati intrisi di pioggia e rugiada.

 La tosta salita ci porta prima alla Malga
e poi ad incrociare la strada asfaltata del passo di Valparola, che però lasciamo dopo poche centinaia di metri, per tornare su strada bianca lungo la vecchia strada del passo (sentiero 18a).  Poco dopo iniziamo a trovare le tracce della Grande Guerra. Subito sulla destra un sentiero indica l'ubicazione del cimitero di Guerra Austrungarico
che abbiamo visitato nei gg scorsi durante una veloce pedalata al passo Falzarego. Ancora pochi passi e troviamo altre tracce della Grande Guerra.
Saliamo rapidi e superiamo le frane di ghiaia prima di arrivare nei pressi del rifugio Valparola. La strada asfaltata ci porta a fiancheggiare il Forte In tra i Sasc dove è stato creato un magnifico museo grazie al lavoro certosino di un vecchio recuperante.


Anziché scendere al passo Falzarego per il sentierino sotto il Sass de Stria preferiamo, per rapidità, l’asfalto. Per evitare il traffico veicolare, dal Falzarego scendiamo al rif Col Gallina per il sentiero 424 che corre appena sopra la strada asfaltata. Sopra di noi, al Col Gallina (sotto il Piz Gallina) sono stati restaurati le postazioni italiane di centro tiro artiglieria italiana. L'artiglieria era situata un poco più in basso e sparava contro le postazioni austriache del Trincerone VonBank e contro il Sass di Stria. Anche il Sief e il Lagazuoi venivano presi di mira dalle nostre artiglierie, alle quali rispondevano quelle austriache tra cui un mortaio Skoda da 305 piazzato all'Armentarola (nei pressi del Centro Fondo)
Poi, ancora un pò di asfalto e rientriamo sul sentiero 424. Questo è un bellissimo single track nel bosco ci conduce con percorso divertente fino agli impianti di risalita delle 5 Torri dove, per abbreviare chilometraggio e dislivello è possibile salire con la seggiovia. Noi rifiutiamo la tentazione e ci rimettiamo in strada scendendo ancora un po’ fino ad incontrare la stradina che sale al rifugio 5 Torri. Questa strada è chiusa alle automobili per quasi tutta la giornata. Iniziamo la dura salita senza farci impressionare dal cartello che ci segnala la pendenza media della strada al 18%.

Lentamente percorriamo la stradina che sale ripida nel bosco. In stagione occorre prestare un minimo di attenzione ai passaggi delle navette che salgono verso i rifugi. Salendo intravediamo le Tofane e il gruppo del Lagazuoi Piccolo. Pensare che là, sulle Tofane e sul Lagazuoi vissero per 3 anni centinaia e centinaia di soldati che oltre al nemico dovettero combattere anche contro le potenti precipitazioni nevose che contraddistinsero quegli inverni da piccola glaciazione.
Al termine della strada arriviamo in vista del rifugio 5 Torri. Sotto i bei torrioni rocciosi ora frequentati dagli arrampicatori sono state recuperate le trincee del 15-18 e ricostruiti i baraccamenti come da disegni e foto originali.  Lo spettacolo che ci si offre è davvero incredibile.
Davanti a noi la Torre Grande del gruppo delle 5 Torri, più in là l’Averau e di fronte il Nuvolau. Anche sul Nuvolau c'erano postazioni italiane.
Non abbiamo materialmente il tempo di fermarci a visitare questo e quello (ci siamo già stati in passato)
Sulla nostra sinistra appaiono netti la Croda da Lago e sullo sfondo il Pelmo e il Civetta. Aggirando il rifugio 5 Torri
entriamo su una ripida strada bianca e iniziamo l’avvicinamento al rifugio Scoiattoli. La strada a tratti si impenna decisamente e il fondo con tanta ghiaia ci costringe a spingere la mtb.
Avevamo considerato di spingere per tutto il tratto che va dal rifugio Scoiattoli al rifugio Averau, in realtà riusciamo a pedalare diversi tratti. Prima di iniziare la discesa conviene concedersi una sosta al rifugio,
dato che da qui ci attendono circa 20 km di discesa, senza punti di appoggio fino a Colle Santa Lucia. Il sentiero è contrassegnato con segnavia 441, ma lo perdiamo quasi subito. Nonostante le indicazioni del Gps mi faccio prendere dalla complicata discesa lungo la pista da sci e sbaglio la deviazione. Scendiamo troppo e per raggiungere il sentiero originale dobbiamo risalire lungo i prati e le rocce con un bel tratto a spinta e ancora un pò di portage
Raggiunto il sentiero corretto iniziamo la lunga discesa.
e lo percorriamo sovrastati dalle pareti dell’Averau
fino a “Pre da Pontin”.
Un sentiero sassoso di poco più di un chilometro che perde 156 metri di quota. Il sentiero è molto stretto, ma la pendenza non eccessiva ed il fondo in ottime condizioni ci regalano un grande divertimento. Al bivio prendiamo verso sinistra su sentiero in terra fra stupendi prati da fieno che ci porterà a perdere altri 110 m di dislivello in poco più di 1 chilometro fino ad arrivare alla località di Melei (2142 mt).
Fin qui il divertimento è stato grandissimo con panorami mozzafiato sulla Marmolada e sui grandi gruppi dolomitici che abbiamo già citato.  La Marmolada si avvicina così come il gruppo del Civetta. Il lungo sentiero su terra fra prati versi e profumi di fiori ci emoziona e diverte. Siamo nelle retrovie italiane. Non riusciamo a vedere le tracce di antichi bombardamenti anche se poco lontano di qui c'è il castello di Andraz e il Col di Lana è appena lì.
Continuiamo a scendere decisi, affrontando un tratto davvero suggestivo e articolato di circa 6 chilometri con 54 metri di dislivello in salita e 523 di discesa che ci farà pedalare sotto il monte Pore su un percorso in parte sassoso e in parte boschivo a saliscendi.
Percorriamo l’antica strada della Vena fino alla località di Col (1672 m).

Fin dal Medioevo la Via del Ferro era la più importante via di comunicazione che collegava il Sud Tirolo all’alto Agordino. Già nel 1558 venne prolungata fino ai forni fusòri della Val Badia. Partendo da Brunico, passando per la Val Badia, la Valparola, Livinallongo e Colle Santa Lucia (sede principale del mercato del minerale), proseguendo quindi verso le vallate Agordina e Zoldana per arrivare a Belluno e Longarone, divenne una importante via di scambio tra il Tirolo e la Serenissima repubblica di Venezia.
La Strada della Vena, importante testimonianza di storia e cultura Ladina, costituiva il tratto della via del Ferro, compresa tra le Miniere del Fursil di Colle Santa Lucia e la Valparola, collegando in quota i giacimenti ferrosi del “Fursil” posti lungo le propaggini del Monte Pore, verso nord-ovest con il Castello di Andraz e il forno fusòrio vescovile; verso sud-est con gli altri forni distribuiti nelle vallate agordina e zoldana.  Lo stesso nome del percorso, “la Vena”, indica quale fosse la sua principale funzione, vale a dire la conduzione del minerale ferroso dalle miniere del Fursil, fino ai forni per la lavorazione, posti a Col dai Furs, verso Valparola.
 Dopo un brevissimo tratto in asfalto, entriamo nuovamente su divertente single track. Inizialmente scendiamo lievemente e ci manteniamo in costa su prati ripidi e ben curati, poi entriamo nel bosco in discesa verso Colcuc percorrendo un paio di chilometri con 146 m di dislivello in discesa con un pendenze medie del 6,5%. Continuiamo sullo sterrato silvo-pastorale fino a Sfessura
. Un tratto in dura salita interrompe la lunga discesa, se la stanchezza comincia a farsi sentire potrebbe essere necessario qualche tratto a spinta. Poi ricomincia la discesa, proseguendo verso Canazei (una piccola frazione) in territorio di Colle di Santa Lucia. Il bosco si apre a tratti e possiamo ammirare la vallata sotto di noi.
 Proseguiamo la nostra piacevole ma intensa discesa verso il Col de Foa, poi a Villagrande entriamo in un sentiero ripido (15% circa) che ci farà percorrere in un battibaleno i circa 2 km che ci fanno rientrare per pochi metri su strada asfaltata. Ci immettiamo successivamente su uno stupendo sentiero costeggiato da muretti antichi. Nonostante la via sia un po’ sporca e con una pendenza del 14% scendiamo rapidi per circa1 km circa prima di arrivare sulla strada nei pressi dell’abitato di Caprile dove incrociamo uno strano biker in sella ad un antico velocipede.
Qui è possibile, in base alla località scelta per il pernottamento, raggiungere Alleghe, compiendo il giro del lago prima di cominciare la salita verso il passo Fedaia. Noi invece proseguiamo per il nostro punto tappa, ai piedi dei tornanti per Passo Fedaia. Proseguiamo quindi passando il bel ponte ciclopedonale sul torrente Cordevole e costeggiamo la via d’acqua su pista ciclabile e su stradine a bassa percorrenza. Risaliamo il Cordevole fino a Savinei e, continuando per la stessa pista, arriviamo dopo un paio di saliscendi in località Pettorina. Da qui, su asfalto in leggera salita, andiamo in direzione di Sottoguda passando per Sorarù e Col di Rocca. Arriviamo a Sottoguda percorrendo gli ultimi metri su sterrato
. Entriamo nel caratteristico paesino, dove è possibile percorrere la strada dei Serrai anche con la mtb (biglietto di ingresso nella stagione estiva).
“A monte di Sottoguda, un portale di bronzo segnava l’inizio del regno di Re Ombro. Questi, che aveva una figlia bellissima, Ombretta, si era risposato con una donna che la odiava. Quando Ombretta venne chiesta in moglie da un principe, la matrigna chiamò una strega e la fece trasformare in pietra sulle rupi della Marmolada. Solo un pastore riuscì a sentire il suo flebile canto disperato..”
Un tempo lungo la gola dei Serrai transitavano le mandrie di mucche e le greggi di capre dirette ai pascoli di alta montagna e i carri, carichi di legnatico o di fieno, che dai boschi e dalle zone di sfalcio venivano condotti a valle. Pochi erano i viandanti.
Un percorso di circa 2 chilometri sovrastato da pareti rocciose alte più di cento metri che in alcuni punti si restringono fino quasi a toccarsi. Poiché la strada interseca il torrente Pettorina per ben 13 volte, la gola era percorribile solamente per un periodo limitato nel corso dell'anno. Infatti, in autunno ogni ponticello veniva smontato e rimontato solo in primavera, per impedire che le piene del torrente e le valanghe li distruggessero.
Fino alla prima metà degli anni '60, l'unica via di collegamento tra il pittoresco paesino di Sottoguda e Malga Ciapela era costituita dalla gola dei Serrai. La costruzione dell'ardita funivia della Marmolada e il conseguente sviluppo turistico hanno imposto la realizzazione di una nuova strada che evitasse il canyon. Fu così realizzata un'altra traccia con due arditi ponti, uno dei quali passa sopra la gola ad oltre cento metri.
Le due gallerie scavate nella roccia che si incontrano all'inizio dei Serrai, a valle, furono realizzate dai soldati nel corso della Prima Guerra Mondiale per essere adibite a deposito munizioni ed esplosivo. Durante la seconda Guerra Mondiale gli abitanti di Sottoguda le utilizzarono come rifugi antiaerei. Nel periodo invernale, all'interno di una delle gallerie, la natura si fa arte e giorno dopo giorno crea un fantastico presepio di ghiaccio.
Percorrendo i Serraii i visitatori incontreranno la Grotta della Madonna, L Pisandol de Ru de Franzéi, il Sas Taiè (un masso erratico che ostruiva la gola, letteralmente “sasso tagliato”, perché venne sagomato per consentire il passaggio) e la Giejia de Sènt Antòne, la chiesetta votiva dedicata a Sant'Antonio.

I Serrai sono accessibili quasi tutto l'anno. Chiusi al traffico automobilistico, in estate si possono visitare a piedi o in bicicletta (in questo caso in salita, da valle verso monte). D'inverno anche con la slitta o sci ai piedi comodamente dal Sellaronda attraverso Arabba, Passo Padon e Malga Ciapela.
La gola rappresenta anche il tratto senza dubbio più suggestivo e spettacolare del Giro d'Italia, che si è arrampicato ben 13 volte sulla Marmolada, sempre dal versante dei Serrai di Sottoguda. La prima volta, nel 1970, ci fu, finora unica volta nella storia del Giro, l’arrivo in salita. Al traguardo, posto a Malga Ciapela giunse primo Michele Dancelli.
In inverno, la neve, il ghiaccio e il silenzio ovattato tipico della stagione avvolgono i passanti suscitando in loro forti emozioni. Molti sciatori, dalle piste della Marmolada, scelgono di raggiungere Sottoguda attraverso la gola, direttamente sugli sci con una pista di 14 Km e 2000 metri di dislivello. Vi passano anche coloro che percorrono il Giro sciistico della Grande Guerra.
Le pareti dei Serrai si ricoprono in inverno di numerosissime e varie cascate di ghiaccio. Tra le più famose La Cattedrale, Excalibur e la Spada nella Roccia. Quest'ultima, salita verso la metà degli anni 80 rappresentò tra le prime realizzazioni di grado 5 su ghiaccio nelle Alpi. Il visitatore rimane impressionato dalla straordinaria bellezza e dalle sfumature del ghiaccio che conferiscono alla gola un aspetto quasi irreale. Queste cascate costituiscono una delle mete più ambite degli appassionati di arrampicata su ghiaccio, uno tra gli sport invernali più affascinanti e ricchi di emozioni, e tra le mete di Ice-climbing è a livello Europeo una delle zone più apprezzate e frequentate.


Imbocchiamo la strada dei Serrai di Sottoguda teatro di tanti giri d’Italia.
Il percorso corre in un vero e proprio canyon davvero bello e suggestivo. Usciti dal canyon dei Serrai arriviamo a Malga Ciapela  Siamo sotto il gruppo della Marmolada. Di qui partivano le teleferiche italiane che salivano a Punta Serauta (la parte italiana della Marmolada, gli austriaci tenevano la Punta Penia). Ora ci attende l'ultimo tratto del nostro itinerario, circa 3 km sulla strada 641 del passo Fedaia.
Tra Malga Ciapela e Passo Fedaia vi sono diverse opzioni di pernottamento: noi abbiamo scelto Capanna Bill, un rifugio posto appena prima dei tornanti che salgono al passo. La salita in asfalto è ripida e ci fa penare non poco. Quando finalmente arriviamo a Capanna Bill tiriamo un lungo sospiro di sollievo.
L'accoglienza è davvero squisita e parcheggiamo le nostre mtb nel garage del rifugio e ci viene assegnata una camera davvero confortevole. Mentre l'aria si fa davvero fredda una bella doccia bollente è un ottimo aperitivo. La cena è davvero ottima e abbondante, per dirla col gergo dell'esercito. Sopra di noi le postazioni della Marmolada sono silenziose...
in occasione di questa escursione ho realizzato un filmato che è possibile vedere al seguente indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=fOb6fKwqfvU

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