lunedì 22 giugno 2015

Grande Guerra Trek: Forte Belvedere

Flora ed io ci concediamo qualche giorno di vacanza sull'altipiano di Lavarone-Luserna. Gli altipiani, oltre ad essere il regno della mtb (Cross Country) sono ricchi di storia della Grande Guerra. In questi siti, specialmente nell'anno fra l'inizio della Guerra e la prima metà del 1916, si svolsero tremendi scontri fra le opposte artiglierie.
Su questi altipiani furono costruiti, da una parte e dall'altra, grandi forti dalle spesse mura, atti a contenere pezzi di artiglieria e a resistere al fuoco delle artiglierie avversarie.
Dopo la fine della Grande Guerra i forti furono spesso distrutti per recuperare i materiali ferrosi con cui erano costruiti . Negli ultimi anni l'opera illuminata di volontari e amministrazioni hanno consentito di sistemare queste possenti costruzioni e ridargli dignità.
Ad oggi questo consente ai visitatori di poter capire meglio molti avvenimenti bellici della Grande Guerra. Uno dei forti meglio recuperati (anche perchè fu uno di quelli che subì meno danni) è Il Forte Belvedere.
Belvedere era anche orgogliosamente chiamato : "Per Trento Basto io!"; questo a testimoniare quanto gli Austroungarici fossero sicuri del loro lavoro.
All'inizio della guerra l'Italia, per poter sfondare le linee nemiche, provò a distruggere questa linea difensiva con un possente fuoco di artiglieria proveniente dagli opposti forti sull'altipiano.
Per un anno intero ci fu una intensa guerra di artiglieria. I forti austriaci furono messi sotto pressione e in alcune occasioni furono sul punto di capitolare. Il forte di Luserna fu ridotto male e per un attimo, si dice che fosse issata la bandiera bianca della resa. Questo avrebbe significato una voragine nel sistema di difesa austriaco. Dagli altri forti partirono colpi di artiglieria per distruggere la bandiera bianca e far capire agli italiani che la difesa era ancora efficiente.
La intensa guerra a colpi di cannone (Forte Belvedere sparò oltre 5000 colpi) terminò nella primavera del '16 quando ebbe inizio la Strafexpetion e gli italiani furono costretti ad arretrare per difendere la pianura veneta.

Appena arrivati al lago di Lavarone, giusto il tempo di piazzare il "camperone" e siamo già in movimento.  Ci rechiamo subito all'ufficio turistico a fare incetta di cartine e poi arriviamo al vicino Forte Belvedere.
Un bel sentiero , bene segnalato,  ci fa arrivare al forte  passando per antichi sentieri dal sapore "cimbro".  Le caratteristiche Laste che delimitano la via e le costruzioni tipiche e bellissime ci danno modo di gustare ancor meglio la bellezza del territorio.
 Lavarone non è un singolo paese ma un insieme di tante stupende piccole frazioni. Camminiamo tranquilli gustando la bella giornata e i colori ancora primaverili.
Lungo il tragitto stupende fontane e lavatoi in pietra allietano e rinfrescano il nostro andare.



 Arriviamo al Forte e dopo aver acquistato i biglietti ci fermiamo al sole per consumare un frugale pasto da escursionista.  Poi ...entriamo. Il forte è molto grande e ben tenuto e restaurato.
Abbiamo tempo e visitiamo con calma il grande manufatto militare Austro ungarico.
Ci "perdiamo" per i lunghi corridoi umidi .





L'interno è arricchito da numerose installazioni multimediali che danno al turista la possibilità di capire meglio gli avvenimenti di 100 anni e di capire quale fosse la vita dei soldati del forte. Davvero impressionanti sono le ricostruzioni condite da effetti sonori, delle torrette di sparo.
C'erano 3 torrette di sparo, davvero anguste in cui erano sistemati pezzi da 100 mm. Le torrette erano blindate e girevoli per poter puntare meglio il tiro.
L'effetto sonoro dei pezzi sparanti è davvero impressionante. Da militare ero in artiglieria da montagna e ho sentito i cannoni sparare da vicino. L'idea di sentire detti pezzi sparare in uno spazio così angusto, mi fa venire la pelle d'oca. I cannoni oltre al rumore producono gas e spostamenti d'aria davvero forti (ci dicevano di compensare come i sub per evitare la rottura dei timpani). Mi viene da pensare ai quei poveri artiglieri di allora...costretti a "lavorare" in quelle anguste torrette, fra gas intossicanti, rumori assordanti, colpi di pressione d'aria, mentre sul forte stesso piovevano bombe italiane come noccioline. Doveva essere una situazione davvero terribile.
Nel forte la guarnigione era autosufficiente, aveva cucine, infermeria, camerate, sale ricreative.
Lungo i corridoi parecchie foto ci raccontano storie e situazioni, soprattutto uomini.

In una sala un plastico con audio-spiegazione ci illustra come era fatto il forte e a cosa servivano i vari comparti. Oltre ai dispositivi di offesa per il nemico (cannoni, mitragliatrici e postazioni fucilieri) il forte era dotato di postazioni per riflettori che illuminavano l'altopiano e le valli circostanti per evidenziare eventuali movimenti di truppe nemiche. Erano poi installate moltissime linee telefoniche che permettevano la comunicazioni con gli altri forti della linea difensiva e col comando centrale (a Virti). Erano state costruite anche diverse postazioni di "telegrafo ottico" che consentivano di comunicare con gli altri forti e con i comandi anche in caso di distruzione delle linee telefoniche.
Visita davvero interessante. Usciamo all'aperto e ci scaldiamo le ossa. Dentro il forte c'è umido e freddo. Dall'esterno si vede davvero poco.
Tutto era nascosto e costruito per resistere a bombardamenti nemici e la struttura doveva essere poco visibile e fatta in modo da rendere poco efficaci i colpi nemici. Il colpo d'occhio sulla vallata è davvero incredibile ed è davvero difficile pensare alla distruzione operata in quell'anno dal fuoco incrociato delle artiglierie.


Tra il corpo principale del forte e gli avamposti (fortini 2-3-4) un ampio e profondo canale dava ulteriore sicurezza alla sezione principale.


Siamo davvero colpiti. Sapevamo che c'erano stati dei duelli a colpi di cannone ma non sapevamo che la battaglia fosse stata così dura e terribile.
Contenti per la bella visita e turbati dalla crudezza delle cose imparate iniziamo a tornare al campeggio per i medesimi sentieri dell'andata.


Nessun commento:

Posta un commento