“Sulla strada del Monte
Pasubio, lenta sale una lunga colonna…”
Inizia così la famosa
canzone di Bepi De Marzi dedicata a chi mori sui Denti….
Chi non è mai stato sul
Pasubio? Almeno una volta?
Personalmente ci sono
già stato 5 o 6 volte.
Almeno 4 volte sono
salito dalla incredibile Via delle Gallerie, un paio di volte dalla “Strada
degli Eroi”, poi sono arrivato dal Roite…e così via.
Questa volta, ho
provato a farla in mtb. Con mia moglie.
Sono riuscito a
plagiare così tanto bene la mia signora con i racconti della Grande Guerra, che
si è immersa talmente tanto nella situazione ed ora è alla continua ricerca di
possibili percorsi dedicati a questo argomento, così affascinante e così
doloroso.
Nel centenario dello
scoppio della Grande Guerra mi è parso doveroso l’ennesimo pellegrinaggio al
Pasubio. Non è certamente una idea unica, ci hanno pensato in tantissimi (lenta
sale una lunga colonna….di mtbikers).
Flora ed io abbiamo
tenuto d’occhio le previsioni per quel WE per giorni e giorni….
Il meteo metteva tempo
stabile e sereno….ripetutamente…non potevamo non provare.
So benissimo che il
Pasubio è una montagna particolare dal punto di vista meteo.
So benissimo che almeno
la cappa di nebbia, lassù c’è spesso per non dire sempre….ma dovevamo provare
assolutamente.
Dopo un viaggio
quantomeno “curioso” su e giù per la Vallarsa arriviamo all’imbrunire a Pian
delle Fugazze dove ci parcheggiamo col nostro preziosissimo “camperone”.
L’aria fresca e tesa
spazza il parcheggio vuoto, ma spazza via anche la nebbia che si abbassa ed
indietreggia verso il vicentino….
L’alba ci sveglia con
il cielo azzurro e il sole che illumina man mano le cime del Carega e poi gli
alberi che si vanno colorando dei caldi ed intensi colori autunnali.
La temperatura è bassa,
e il caffè bollente della mattina è estremamente gradito…
Mentre la caffettiera
borbotta ancora sul fornello, iniziamo già i preparativi per la partenza. Flora
è gasatissima e faccio fatica a tenerla a freno. E’ presto, fa ancora freddo,
abbiamo tempo.
Sono presto vestito e mentre
Flora esegue tutti i riti mattutini di vestizione e spalmatura di creme e
cremine, mi affretto a togliere le bici dal portapacchi del camper. Sono sempre
molto timoroso di perdere i pezzi per strada, quindi perdo un sacco di tempo a
tirare una decina di elastici per fissare in modo sicuro le bici al supporto.
Anche se poco aereodinamico metto anche un bel telo di copertura fissato e
rifissato pure esso. Il tutto assicurato da apposita catena.
Ne consegue che le
operazioni di messa a terra delle mtb richiede più di qualche minuto.
Poco dopo le 9, quando
il sole arriva a lambire il parcheggio, siamo pronti alla partenza.
Ho la traccia sul
navigatore, anche se non serve…conosco la via molto bene….e mi incammino lungo
la strada della Val di Fieno ( quella che comunemente viene chiamata "la Strada degli Eroi) come se fossi un veterano
che torna al fronte dopo una licenza o un riposo nelle retrovie (mia moglie lo
dice sempre che sono vecchio e che le “cose” della guerra le so….perchè
c’ero!....ma dice così anche delle guerre puniche…)
La strada della Val di
Fieno sale dolce senza strappi cattivi. Mi sono chiesto spesso perché nei testi
e nei libri si parla sempre della via delle Gallerie, si parla degli
Scarubbi….ma mai di questa strada…
Cerca e ricerca
(nemmeno tanto poi…) ho scoperto che di questa strada non se ne parla per un
motivo molto semplice…non c’era. C’era un sentiero che saliva verso cima Palon
e basta. Le vie classiche erano appunto le altre (per gli italiani) mentre gli
austriaci salivano da dietro, dalla parte del Roite per intenderci…
Questa strada fu
costruita in epoca post bellica (la prima) in epoca fascista (qualcosa di
valido fu fatto anche allora) per accedere facilmente con i mezzi a motore alla
“zona sacra” del Pasubio. La via degli Scarubbi esposta a nord restava innevata
per troppo tempo, e la via delle Gallerie era accessibile solo con i muli o a
piedi. In epoche successive, la larghezza della carreggiata e la possibilità di
caduta sassi, hanno fatto si che la strada fosse completamente chiusa
all’altezza della galleria intitolata al gen. D’Havet. Ma fino li la strada è
ancora percorribile (abbiamo visto salire e scendere diversi fuori strada di cacciatori
o chi per essi).
Comunque sia, Flora ed
io, pedaliamo di buona lena chiacchierando e chiacchierando saliamo rapidamente
di quota.
Qualche fermata per fare foto, per svestirsi un po’. Lo spettacolo
del gruppo del Carega, la vallata sottostante, lo Zugna la in fondo….meritano
qualcosa in più di qualche sporadica foto.
Leggevo, tempo fa, un
libro che un generale austriaco ha scritto della guerra sul Pasubio.
A parte le fasi cruenti
del 1916 in seguito alla Straffenexpedition, a parte la snervante guerra di
mine, quello che più minava il morale dei soldati era l’incessante, continuo
rumore dello scoppio delle bombe. Bombarde, granate, lanciamine, cannoni erano
continuamente in azione giorno e notte creando un frastuono davvero tremendo.
Forse questi rumori venivano mitigati un po’ durante i terribili inverni,
quando sul Pasubio caddero metri e metri di neve, seppellendo tutto e tutti
(che la natura tentasse di riportare l’uomo a più miti consigli?).
Con l’immaginazione che
mi fa sentire in lontananza il rumore della granata che scoppia, arriviamo alla
galleria d’Havet.
Giusta fermata per foto
ricordo e poi passiamo….
Spesso il meteo di qua e
di la dalla galleria non è il medesimo. Quindi passiamo nel cunicolo con il
cuore in gola. Mano a mano che avanziamo la luce proveniente dalla Val Canale e
dal vicentino ci appare limpida e chiara e ci fa ben sperare. Troppa grazia
S.Antonio (direbbe l’amico Gigi), di la dalla galleria le condizioni sono
ancora migliori….solo in fondo valle una nebbia spessa e bianca staziona
sorniona. Questo manto chiaro mette in risalto i profili delle montagne intorno
a noi. Dal biancore sottostante ci appare appena (come monito?) l’ossario del
Pasubio.
Siamo ora sulla Strada
dehli Eroi vera e propria. Su questo tratto, incastonate alle pareti, ci sono
le lapidi che ricordano le medaglie d’oro della guerra….a cominciare da Cesare
Battisti, Fabio Filzi e così via.
Avanziamo lenti e
rispettosi e ad ogni lapide un attimo di preghiera e, perché no, una foto
commemorativa.
La salita al rifugio
Papa è dolce e non ci impegna fisicamente e così possiamo dedicarci ad ammirare
lo splendido panorama che la giornata ci regala.
Un pensiero costante a chi ha perso la vita, a chi ha combattuto affinchè potessimo essere una nazione unita….a chi ha creduto in una Italia bella e migliore…a chi non vorrei mai deludere…
Un pensiero costante a chi ha perso la vita, a chi ha combattuto affinchè potessimo essere una nazione unita….a chi ha creduto in una Italia bella e migliore…a chi non vorrei mai deludere…
Lentamente ma
decisamente, guardando tutto con occhi pieni di meraviglia e di bellezza,
arriviamo al rifugio Papa. Per mangiare è ancora presto….
arriviamo al rifugio Papa. Per mangiare è ancora presto….
Facciamo una sosta
velocissima, giusto il tempo di leggere lapidi ed epitaffi sulla facciata (li
ho già letti tante volte…ma non basta mai) e partiamo alla volta dei “Denti”.
La strada (non è giusto
chiamare sentiero questa via) si fa un poco più erta e un po’ più sconnessa.
Fatichiamo un po’ di più ma avanziamo. Ad un certo punto ci fermiamo a
chiacchierare con un “trailista” (uno che fa i trail di corsa). E’ un vicentino
che viene spesso e ci conferma la immensa fortuna della giornata odierna. Ci fa notare che la sul fondo…la in fondo si
intravvede il sacrario di Asiago.
Meraviglia! È
vero….eccolo….siamo commossi….gli raccontiamo in fretta di Massimino….della
nostra visita al ragazzo del ’99 là sepolto…
Un attimo di commozione
si aggiunge alla commozione che già abbiamo dentro…
Più lenti del nostro
amico podista proseguiamo la salita.
Siamo in zona sacra….
Cosa facciamo?
Proseguiamo….arriviamo
almeno sul Dente Italiano.
Con qualche difficoltà
avanziamo, grossi sassi sul percorso, e le pendenze che aumentano ci
costringono a qualche passo a spinta…..
Siamo dalla chiesetta.
Mentre guardo le bici
in sosta…e scatto qualche foto ricordo ad un folto gruppo di mtbikers, Flora
entra per una preghiera….
Poi, dopo una
intervista volante al Gruppo Alpini che ha la base di fianco alla chiesetta,
riprendiamo la nostra marcia.
La strada diventa
sentiero e sentiero poco agevole.
Alterniamo qualche
passo a spinta con qualche pedalata….
Nuove parti di
camminamenti e trincee appena restaurate scorrono vicino a noi….
Tutto in torno a noi il terreno brullo è costellato di buche curiosamente tonde e con che di preoccupante.
Tutto in torno a noi il terreno brullo è costellato di buche curiosamente tonde e con che di preoccupante.
Flora mi chiede se sono
le buche dovute alle bombe….
Si, sono le buche
dovute agli scoppi delle bombe e alle granate…..
Probabilmente adesso,
dopo tanti anni….si sono anche riempiti….
E la mente ritorna al
libro del generale austriaco….le bombe, gli scoppi…
E la canzone…e gli
alpini che scava e spera….
In verità sul Pasubio
gli alpini, quelli con la penna “un po’ più dritta e un po’ più mora” non hanno
combattuto molto. Probabilmente se l’esercito Italiano avesse usato di più e
meglio le truppe da montagna, si sarebbero avuti risultati migliori e forse il
dente austriaco…forse ci sarebbe ancora il Dente Italiano ancora
integro….chissà.
In realtà sul Pasubio
furono impiegate grandi truppe di fanteria. Furono impiegate tanti giovani vite
per scavare gallerie su gallerie….
Sotto c’era una “città”
di gallerie…c’erano le vie….Via Parma, Via Reggio….e così via.
Tutte gallerie alla
ricerca disperata di intercettare la grande mina austriaca….
Hanno provato in mille
modi di farla saltare….ma dove era la galleria austriaca?
La sentivano….ma non
riuscivano capire….scoppi di contromina non sortivano alcun effetto…
Gli austriaci
continuavano a scavare….
E gli austriaci dove
erano? Cosa facevano?
Scavavano.
All’inizio pensarono ad
una galleria che sbucasse sul Dente Italiano per occuparlo…. Ma poi pensarono
che una volta la, non avrebbero avuto la possibilità di tenere il caposaldo,
pensarono alla difficoltà dei rifornimenti ecc…e cambiarono obiettivo….
Spinsero la galleria di
mina più in basso….sempre più in basso….sotto sotto le gallerie italiane….e
fecero saltare il Dente Italiano….e tutto divenne difficile per noi….
Come per noi ora
diviene difficile avanzare. Il sentiero strettissimo e assai rotto ci impedisce
la marcia coi pedali…
E ci mettiamo la bici in spalla e compiamo le ultime
centinaia di metri verso il “nostro Dente” in questo modo…a mo di muli…
Appoggiamo le bici all’ingresso di una galleria….
e saliamo gli ultimi alti gradini con una sorta di agitazione mista a commozione , quasi con fretta….come se il Dente potesse scappare.
e saliamo gli ultimi alti gradini con una sorta di agitazione mista a commozione , quasi con fretta….come se il Dente potesse scappare.
Siamo su….
Lo spettacolo è di una bellezza straordinaria….la
montagna ci offre una visibilità inconsueta, uno spettacolo meraviglioso….
Lo sguardo spazia a 360° in modo mirabile…. “Di qui
si vede tutto il mondo…o quasi” scriveva il poeta parmigiano Renzo Pezzani…..
Ma tutto d’intorno a noi….nell’intorno a noi tutto
parla ancora di morte e di disastro….
Restiamo in vetta al Dente quasi pietrificati….
Lassu’ un’altra croce…altri morti da piangere….poco
più sotto le feritoie della mitraglia….sotto di noi le galleria di mina….
In questa giornata stupenda…è strano visitare luoghi
e strumenti di morte…
Ma è giusto ricordare, in tutti i sensi….sacrifici
di vite giovani….morti decisamente in modo inutile.
La guerra è terribile….questi luoghi dovrebbero
servire di monito…dovrebbero far riflettere quando per qualche motivo si
diventa inutilmente cattivi….
Senza parole con la testa pieni di pensieri
scendiamo gli erti scalini poco prima saliti in fretta.
Ora, in silenzio, risaliamo sui nostri mezzi a
pedali e iniziamo una discreta e silenziosa discesa.
Le nostre bici ci consentono di scendere sicuri e
rapidi.
In breve siamo alla chiesetta e riprendiamo la
strada che porta alle Porte del Pasubio.
Lo spettacolo
che contempliamo quando passiamo le Porte è di una bellezza….ma di una
bellezza…che non riesco a trovar parole….
Ma lo stomaco di parole ne ha una sola….Fame!
E ci fermiamo al Papa per un panino e una birra….e
una fetta di strudel….
Con un buon caffè siamo presto pronti…
Salutiamo un gruppo di cantori che intonano canti
alpini….e ripartiamo.
Ripassiamo le Porte e iniziamo la discesa lungo la
via degli Scarubbi.
Questa strada era la via dei rifornimenti italiani
alla prima linea. Purtroppo era sotto il tiro delle mitraglie e delle
artiglierie nemiche. I rifornimenti dovevano arrivare durante la notte, senza
luci, e truppe e mezzi dovevano avanzare curva dopo curva, di soppiatto senza
farsi scorgere dalle vedette austroungariche. Si tenga conto anche che gli
Scarubbi sono esposti a nord e quindi difficilmente percorribili nei mesi
invernali e primaverili per la presenza di neve e la alta probabilità delle
valanghe. E di neve allora ne veniva davvero tanta (erano anni di piccole
glaciazioni). La situazione era insostenibile….e iniziarono i lavori di
costruzione della famosa via delle 52 gallerie….
Tornante dopo tornante, foto dopo foto scendiamo di
quota….
Scendendo di quota ci siamo avvicinati alla nebbia
che staziona in valle….
Passiamo rapidamente vicino all’inizio della via
delle Gallerie…
un saluto ai soldati di allora… e giù verso Ponte Verde lungo la stretta strada asfaltata.
un saluto ai soldati di allora… e giù verso Ponte Verde lungo la stretta strada asfaltata.
Ci fermiamo solo un momento a leggere un cartello
esplicativo.
Incredibile.
Sopra di noi avevano costruito una centrale di pompaggio di aria
compressa per alimentare i martelli pneumatici necessari per lo scavo delle
gallerie di mina, per la via delle Gallerie ecc….Chilometri di tubi di ferro
posati e saldati per portare l’aria compressa fin lassù…
Penso con ammirazione ai tubisti di allora….al loro
lavoro….le tubazioni dovevano tenere bene e sopportare le insidie delle
cannonate, delle valanghe….e non avevano le saldatrici di oggi…
E che compressori avranno avuto?
Non abbiamo tempo per andare a vedere….ma la
fantasia lavora….
A Ponte Verde ci immettiamo in strada per risalire
verso Pian delle Fugazze e andare a visitare l’Ossario del Pasubio.
Moto e auto ci passano veloci e ci disturbano non
poco. Dopo tanta quiete e tanta natura, il rumore del motore mi infastidisce.
Nei pressi del rifugio Balasso notiamo un cartello
che indica segnaletica in direzione “Ossario”.
Da tempi davvero brevi, anche se dovessimo spingere
per tutto il tempo, in meno di un’ora saremmo su…
E volentieri seguiamo le indicazioni.
Pedaliamo per un po’, poi sbagliamo via facendoci fuorviare da una larga sterrata che però finisce in niente.
Pedaliamo per un po’, poi sbagliamo via facendoci fuorviare da una larga sterrata che però finisce in niente.
Torniamo sulle nostre pedalate. Un fungaiolo ci da
indicazioni precise e confortanti.
Ricominciamo la salita da dove avevamo deviato. Dopo
un piccolo tratto a spinta una simpatica serie di tornanti sotto delle rocce
fanno diventare divertente anche la dura salita
. Ancora un breve tratto a spinta (lavori agricoli e boschivi hanno reso poco pedalabile la via) e d’improvviso sbuchiamo proprio sotto l’Ossario del Pasubio.
. Ancora un breve tratto a spinta (lavori agricoli e boschivi hanno reso poco pedalabile la via) e d’improvviso sbuchiamo proprio sotto l’Ossario del Pasubio.
Una nebbia da 2 di novembre avvolge la zona, quasi a
proteggere le ossa di migliaia di giovani….
Appoggiamo le bici al muretto ed entriamo nel triste
edificio….
Più sopra
dalle grate marmoree si distinguono le ossa…
Mi manca l’aria…mi sento a disagio…non per paura…ma
mi sembra di sentire le voci e le grida dei morti dei feriti nel campo di
battaglia….
Devo uscire all’aria…
Usciamo, guardo i cannoni “a difesa” dei poveri
resti…
e ci dirigiamo alla vota del piccolo museo antistante l’Ossario.
e ci dirigiamo alla vota del piccolo museo antistante l’Ossario.
Entriamo a visitare….c’è anche una scolaresca
accompagnata da professori e da un generale degli alpini….
Mi piace che si spieghi ai ragazzi cosa è stata la
guerra…mi piacerebbe che capissero….
Se si rendessero conto di quello che è stato, di
quello che è la guerra….di cosa vuol dire combattere…sicuramente domani avremmo
un mondo migliore….
Ma sta venendo tardi…
Flora ed io torniamo al nostro Camperone….che ci
aspetta.
La nebbia ora si dirada sotto l’incalzare di un
vento teso e freddo che spazza Pian delle Fugazze.
Infreddolito piazzo le bici sull’apposito trespolo e
partiamo. Un ultimo saluto, un arrivederci, al Pasubio e ai suoi Denti, e
scendiamo a Rovereto.
Ci piazziamo in una splendida area di sosta e dopo
la doccia….una bella cena…
Domani ci aspettano lo Zugna e Passo Buole….
Un’altra pedalata…un’altra storia….
E' possibile vedere il video della escursione al seguente indirizzo di you tube:
https://www.youtube.com/watch?v=BHsryUY9k0o&list=UUPQfTmVUCV3Je1Knre--uNA
E' possibile vedere il video della escursione al seguente indirizzo di you tube:
https://www.youtube.com/watch?v=BHsryUY9k0o&list=UUPQfTmVUCV3Je1Knre--uNA